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Dita a griffe

Sinonimi: Dita ad artiglio, dita a martello

Dott. Federico Beretta

Dott. Federico Beretta


Medico Chirurgo

20 Maggio 2021 - Ultima modifica: 6 Luglio 2021

Indice:

  1. Introduzione
  2. Cosa sono
  3. Le cause
  4. Sintomi
  5. La diagnosi
  6. Trattamenti

Introduzione

Le dita a griffe, o dita a martello, sono un particolare tipo di deformità ossea colpisce, principalmente, il secondo, il terzo o il quarto dito del piede; nei pazienti affetti da questo disturbo, le dita assumono un caratteristico aspetto ricurvo o ad artiglio in corrispondenza dell'articolazione centrale. Le cause di insorgenza possono dipendere da alterazioni a livello muscolo-tendineo, da patologie infiammatorie, da lesioni degenerative oppure da abitudini e stili di vita scorretti.

Si tratta di una condizione non grave che, in linea generale, non comporta gravi rischi per il paziente ma che, tuttavia, può essere fonte di disagi e fastidi. È possibile ricorrere a diverse opzioni di trattamento per risolvere questo tipo di deformità ossea: nei casi più lievi può essere sufficiente una terapia conservativa che consiste principalmente nell'utilizzo di piccole ortesi, mentre per i pazienti in stadio più avanzato, può rivelarsi necessario intervenire chirurgicamente per riportare i segmenti ossei nella loro posizione anatomica.

Cosa sono le dita a griffe?

La sindrome da dita a griffe, anche nota come dita ad artiglio o ad uncino, è un disturbo del piede che colpisce le articolazioni interfalangee. Questa condizione si manifesta con una deformità delle dita, le quali assumono un aspetto ripiegato a forma di z nella parte centrale, dovuto ad una sublussazione dorsale dell'articolazione metatarsofalangea; le dita affette da deformità, inoltre, possono risultare più o meno sovrapposte o sottoposte rispetto alle altre.

Nella maggior parte dei casi, il disturbo interessa il secondo dito del piede, altre volte può riguardare il terzo o il quarto, ma talvolta può anche colpire più segmenti ossei contemporaneamente. Non è raro che, nei pazienti affetti da dita a griffe, esse si associno ad altre patologie ossee o disturbi del piede, come ad esempio artrite, valgismo o piede cavo. A causa del costante carico funzionale e del continuo contatto con le calzature, le dita deformate possono causare dolore e callosità.

Quali possono essere le cause delle dita a griffe?

Le principali cause di insorgenza delle dita a martello determinano uno squilibrio della muscolatura interossea del piede, che può verificarsi in diverse situazioni: in linea generale la deformazione è causata da un disallineamento dell’asse d'azione della muscolatura intrinseca, dovuto ad uno spostamento plantare dei tendini interossei, il quale determina un’iperestensione della falange basale con conseguente flessione della falange intermedia.

Questa alterazione può essere dovuta ad una particolare predisposizione genetica, ad anomalie biomeccaniche dell'arto, ad abitudini e stili di vita scorretti, oppure può essere causata da altri processi patologici in corso. Tra le condizioni predisponenti allo sviluppo di dita a griffe rientrano:

  • Malformazioni genetiche
  • Eventi traumatici o lesioni
  • Artrite reumatoide
  • Artrosi
  • Osteopatie
  • Artropatie
  • Patologie neurologiche, come ad esempio la malattia di Charcot-Marie-Tooth
  • Alluce valgo
  • Valgismo del calcagno
  • Sindrome del piede cavo
  • Borsite
  • Difetti posturali
  • Utilizzo di calzature non idonee
  • Diabete
  • Tumori delle ossa o del midollo
  • Poliomielite

Quando non è possibile individuare alcuna causa scatenante per l'insorgenza di dita a griffe, si parla di forme idiopatiche.

Dita a griffe: quali sono i sintomi principali?

Come già anticipato, le dita a griffe non costituiscono una patologia particolarmente grave e, nella maggior parte dei casi, non comportano rischi per il paziente. Esclusa la deformità del piede, la malattia si presenta frequentemente in maniera asintomatica. Tuttavia, a causa del costante stress a cui vengono sottoposte le articolazioni dell'arto, le dita a martello possono essere fonte di fastidi e dolori di varia intensità.

Principalmente il dolore è dovuto ad un contatto anomalo tra le dita del piede, che può rendere particolarmente difficoltosa la deambulazione e può comportare disagi durante l'utilizzo delle calzature; soprattutto quando la patologia tende a cronicizzarsi, essa può determinare un progressivo sovraccarico del metatarso corrispondente con la formazione di callosità plantari.

A causa della posizione rialzata che le dita possono assumere, inoltre, si può venire a creare un attrito eccessivo che può provocare la comparsa di duroni e piaghe sulla punta del dito. Nei casi più gravi le callosità possono perfino ulcerarsi, causando metatarsalgia, infiammazioni e borsiti di varia entità. I sintomi principali delle dita a griffe quindi includono:

  • deformità ossea
  • dolori articolari
  • tendinite
  • gonfiore dell'area interessata
  • infiammazioni
  • borsiti
  • sviluppo di calli e piaghe
  • ulcerazione
  • difficoltà deambulatorie

Come diagnosticare le dita a griffe?

Il primo passo per diagnosticare un disturbo da dita a griffe è sottoporsi ad un'attenta visita ortopedica nel corso della quale il medico analizzerà le deformità dell'arto per stabilire con precisione il tipo e l'entità del disturbo; la diagnosi è in genere immediata, in quanto la malformazione è facilmente riconoscibile dal tipico atteggiamento in flessione della falange intermedia che dà alle dita la caratteristica forma artigliata.

La diagnosi è completata da una serie di esami strumentali, che possono essere utili per stabilire quale approccio terapeutico è più indicato per risolvere la patologia. Gli accertamenti possono includere:

  • Risonanza magnetica (RMN)
  • Tomografia assiale computerizzata (TAC)
  • Radiografia degli arti inferiori. È importante che la radiografia sia effettuata sia in posizione di riposo sia sotto carico, ossia in posizione eretta, per valutare lo stato di deformità delle dita. È, inoltre, necessaria una radiografia del piede sano per poter confrontare la disposizione anatomica dell'arto.

In seguito, l'ortopedico valuterà la presenza di altre problematiche associate, come callosità, gonfiori, infiammazioni o difficoltà a compiere movimenti e sintomi che possono far supporre la presenza di altre patologie sottostanti. Per un quadro clinico più completo, al paziente possono essere prescritti ulteriori esami di laboratorio al fine di escludere osteopatie, artropatie ed altri disturbi che possono inficiare sul buon funzionamento della muscolatura interossea del piede.

Avere una diagnosi accurata e tempestiva del disturbo è molto importante per riuscire ad intervenire prima che la patologia peggiori, e che le ossa delle dita subiscano un processo degenerativo che può comportare disagi sempre più severi per il paziente. Nei casi più gravi, infatti, le dita a uncino che non vengono trattate adeguatamente, possono aggravarsi fino a portare ad una completa insufficienza funzionale, con dolore sempre più intenso, metatarsalgia plantare, callosità più pronunciate ed estese, possibili ulcere cutanee e deformità delle altre ossa del piede.

Come trattare le dita a griffe

Come già detto, individuare e trattare precocemente la sindrome delle dita a martello è indispensabile per evitare un progressivo peggioramento della condizione. Nelle prime fasi della malattia, infatti, la deformità è solo di tipo posizionale e può essere risolta facilmente con una terapia conservativa. Con il passare del tempo però, le articolazioni tendono ad irrigidirsi e i tendini a retrarsi gradualmente, rendendo la deformità permanente; negli stadi più avanzati l’alterazione può divenire di tipo strutturale e richiedere un intervento chirurgico per essere risanata.

Terapia conservativa

L'approccio conservativo per il trattamento delle dita a griffe prevede una terapia farmacologica per tenere sotto controllo il dolore e combattere l'infiammazione, unita a delle correzioni di tipo manuale per riportare le dita nella loro posizione anatomica; al paziente può essere prescritto l'utilizzo di calzature ortopediche e ortesi protettive in silicone da indossare nelle scarpe, per evitare che le strutture articolari e la cute vengano danneggiate ulteriormente.

Questo approccio, tuttavia, risulta efficace solo nei casi più lievi di deformità o come misura contenitiva: infatti, va sottolineato che nella maggior parte dei casi, nonostante le cure ortesiche e farmacologiche, la patologia può progredire fino a richiedere un intervento di tipo chirurgico.

Trattamento chirurgico

Con il passare del tempo, l'instaurarsi di una maggiore rigidità articolare dovuta alla retrazione delle capsule dei legamenti, rende l'ortesi insufficiente a contenere la deformazione delle ossa, rendendo necessaria una correzione di tipo chirurgico per ristabilire il corretto asse delle dita del piede. Sono disponibili diverse opzioni chirurgiche per il trattamento delle dita a griffe.

Nei casi meno gravi è possibile optare per un intervento di artrodesi, una procedura non invasiva che permette di correggere la malformazione delle dita mediante l'installazione esterna di un blocco per l'articolazione intermedia; nonostante questa tecnica abbia il vantaggio di non necessitare di interventi invasivi, determina una parziale perdita della funzionalità del dito, inoltre il dispositivo esterno può comportare alcune limitazioni per il paziente nell'esecuzione delle normali attività quotidiane.

In alternativa è possibile optare per una soluzione chirurgica di tipo percutaneo: si tratta di un approccio micro-invasivo che consente di arrivare all'articolazione ossea senza praticare incisioni chirurgiche; esso prevede l'utilizzo di piccole frese per il modellamento delle ossa, introdotte nell'arto per via cutanea attraverso dei piccoli forellini. Questa chirurgia chiusa consente di sezionare i tendini retratti e rimodellare le salienze ossee anomale a livello della prima e della seconda falange per correggere l'iperestensione del dito.

L'intervento ha una durata media di 15 minuti e viene eseguito sotto anestesia locale in regime di day surgery. La prognosi è di circa 30- 40 giorni, ma il paziente potrà riprendere a camminare e svolgere le normali attività fin subito dopo l'intervento, grazia all'ausilio di calzature ortopediche.