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Diabete mellito

Dott. Federico Beretta

Dott. Federico Beretta


Medico Chirurgo

27 Ottobre 2020 - Ultima modifica: 6 Giugno 2021

Indice

  1. Introduzione
  2. Diabete: cos’è e come riconoscerlo
  3. Le tipologie esistenti
  4. I sintomi che ci permettono di riconoscerlo
  5. Le cause
  6. Come viene diagnosticato
  7. I trattamenti più efficaci contro il diabete
  8. Buone regole da osservare nella vita quotidiana

Introduzione

Il diabete è una patologia metabolica cronica determinata da un elevato valore del glucosio nel sangue, una condizione nota come “iperglicemia” che appare a seguito di un difetto nella produzione o nella funzionalità dell’insulina normalmente secreta dal pancreas.

Secondo le più recenti ricerche dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), il numero di malati è quadruplicato rispetto agli Anni ’80 ed è in costante crescita. In Italia le stime parlano di circa 3 milioni di malati (fonte ISTAT), la maggior parte dei quali sono adulti con un’età compresa tra i 70 e i 75 anni. Non è raro riscontrare questa patologia anche in bambini e adolescenti, così come non sono rari i casi di diabete gestazionale (che arriva a colpire fino all’8% delle future madri).

Gli esperti pongono attenzione sul fatto che il numero di malati potrebbe essere ancora più alto, dato che in molti individui (circa 1 milione) la malattia resta asintomatica e latente. È importante, a questo scopo, che tutti svolgano test preventivi per iniziare, eventualmente, le opportune cure ed evitare complicazioni. A queste indagini diagnostiche va accompagnato uno stile di vita sano, fatto di buone abitudini, alimentazione bilanciata e regolare attività fisica, dato che uno dei fattori di rischio per l’insorgenza del diabete mellito sono il sovrappeso e l’obesità.

Diabete: cos’è e come riconoscerlo

Il diabete mellito, un particolare tipo di diabete, è una patologia causata da una erronea gestione dell’insulina secreta dal pancreas.

In ogni individuo, l’assunzione di glucosio e la secrezione di insulina sono necessarie per il buon funzionamento dell’organismo. Il primo rappresenta la principale fonte di zuccheri, in grado di garantire l’energia necessaria per il corretto funzionamento delle cellule; la seconda è un ormone rilasciato dalle cellule beta del pancreas, volto a regolare e gestire l’utilizzo del glucosio da parte delle cellule. Quando la produzione, da parte del pancreas, dell’insulina non è sufficiente, il glucosio è presente in quantità eccessiva e genera una condizione definita iperglicemia, che può portare, se protratta nel tempo, all’insorgenza del diabete. Può succedere, inoltre, che l’insulina sia presente ma che gli organi e i tessuti dell’organismo abbiano scarsa reattività alla stessa, lasciando che il glucosio si depositi oltremisura.

Ad oggi la medicina definisce tre macrocategorie diabetiche: diabete mellito di tipo 1, diabete di tipo 2 e diabete gestazionale, che interessa le donne durante la gravidanza e normalmente scompare dopo il parto.

Il diabete non è un disturbo dolorosocontagioso, ma è necessario intervenire tempestivamente con gli opportuni trattamenti perché, se non curata, una condizione di iperglicemia protratta nel tempo può portare a danni a carico di diversi apparati, specie quello cardiovascolare e renale.

La terapia più comuni e utilizzata prevede la somministrazione di insulina per via parenterale.

Il diabete presenta numeri in rapida crescita, in particolare il diabete mellito di tipo 2 che registra più casi tra la popolazione mondiale. È stata osservata la presenza di alcuni fattori di rischio comuni: molti dei soggetti presentano una situazione di sovrappeso e obesità dovuta ad uno stile di vita sregolato, fatto di un’alimentazione sbilanciata e di una vita sedentaria, oltre che caratterizzato da elevati livelli di stress.

Diabete: le tipologie esistenti

La nuova classificazione stilata dall’OMS, del 1997, stabilisce la presenza di tre principali tipologie di diabete, alle quali si possono aggiungere gli stadi di cosiddetto “prediabete”, situazioni particolari ed intermedie tra un individuo sano e uno che è affetto dalla patologia. 

Il diabete mellito di tipo 1 è causato da un cattivo funzionamento del sistema immunitario. I globuli bianchi, che durante la loro normale attività dovrebbero attaccare e distruggere solo i potenziali patogeni (come i virus e i batteri), agiscono contro le cellule dell’individuo stesso, fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo (autoreattività). Ad essere riconosciute come estranee sono, in questo caso, le cellule beta pancreatiche che rappresentano una specifica sottopopolazione cellulare del pancreas e si ritrovano all’interno delle “isole di Langerhans”.

Questo particolare tipo di diabete è detto anche giovanile, perché colpisce gli individui soprattutto durante la loro fase infantile e adolescenziale. Molte volte è difficile da riconoscere tempestivamente, perché i sintomi appaiono in maniera molto lenta e si sviluppano nel corso degli anni.

Nel diabete mellito di tipo 2 il sintomo principale è l’insulino-resistenza. L’insulina è secreta dalle ghiandole pancreatiche, ma il paziente soffre di un deficit da parte di tessuti e organi del corpo che non reagiscono opportunamente all’insulina prodotta, e non fanno dunque abbassare i livelli di glicemia. L’insulina viene prodotta ma in quantità insufficienti per le normali funzioni vitali ed energetiche, oppure viene prodotta correttamente ma viene utilizzata in modo scorretto dall’organismo. Questo tipo di diabete è il più diffuso a livello mondiale e colpisce prevalentemente soggetti tra i 40 e i 50 anni.

Il diabete mellito di tipo 1 e tipo 2 possono essere causati anche da infezioni virali (rosolia, citomegalovirus) o patologie genetiche (sindrome di Down, sindrome di Klinefelter, sindrome di Turner, atassia di Friedreich, sindrome di Laurence – Moon, distrofia miotonica, sindrome di Prader – Willi).

Il terzo e ultimo caso è rappresentato dal diabete gestazionale che, come vuole la parola stessa, può colpire le donne durante la gravidanza. Questo succede perché alcuni ormoni rilasciati dalla placenta influiscono sul corretto rilascio o sul funzionamento dell’insulina. Nella maggior parte dei casi, la patologia scompare con la fine della gravidanza ma rende le madri più a rischio di sviluppare lo stesso tipo di diabete nelle gravidanze successive. Avere il diabete gestazionale non preclude il portare a termine la gestazione, ma è importante che durante tale periodo il compenso glicemico sia tenuto sotto controllo. È necessaria, quindi, una costante terapia insulinica, associata ad una dieta sana ed equilibrata, al controllo glicemico e a visite costanti.

Quando si parla di prediabete, invece?

Il prediabete è uno stato intermedio tra la condizione normale dell’individuo e la presenza di diabete. Spesso non è altro che un campanello d’allarme dell’arrivo di quest’ultimo. Generalmente asintomatico, lo si può riconoscere solo a fronte del riscontro di un’inspiegabilmente elevata quantità di zuccheri nel sangue. Non è da considerarsi come malattia vera e propria, ma è comunque uno stato da monitorare perché può facilmente portare all’insorgenza di forme diabetiche.

Fanno parte del prediabete:

  • alterata glicemia a digiuno (IGF): quando dopo 8 ore dall’ultimo pasto i livelli di glucosio nel sangue sono sopra il normale (fino a 100 mg/dL), ma non abbastanza alti da essere considerati e inseriti tra i casi di diabete (oltre i 126 mg/dL).
  • alterata tolleranza al glucosio (IGT): quando, dopo aver svolto il test orale di tolleranza al glucosio, i risultati sono tra i 140-200 mg/dL.

Un’ultima tipologia di diabete universalmente conosciuta, ma di cui si parla molto meno, è il diabete insipido. I suoi sintomi consistono in eccessiva sete e diuresi. È diverso dal diabete classico perché la problematica non è l’elevata quantità di glucosio nel sangue: appare, infatti, per mancata o insufficiente produzione di un ormone detto vasopressina (che serve a mantenere costantemente liquido il plasma del sangue), ormone diuretico o ADH. Se la vasopressina è assente o insufficiente si parla di diabete insipido centrale o ADH-sensibile o neurogenico. Mentre se non lavora adeguatamente a livello renale si dice ADH-insensibile o nefrogenico.

Il diabete può derivare anche da cause genetiche: è il caso del diabete monogenico (MODY Maturity Onset Diabetes of the Young), che si trasmette da una generazione all’altra.

Il diabete può, infine, essere secondario ad altre patologie (pancreatite cronica, cirrosi epatica, insufficienza renale cronica, acromegalia, sindrome di Cushing) o all’assunzione di farmaci (terapie cortisoniche prolungate, asportazione del pancreas).

Diabete: i sintomi che ci permettono di riconoscerlo

Quando si parla di diabete, non è possibile riconoscere un solo sintomo, in quando le manifestazioni sono diverse e variabili tra pazienti soprattutto in base all’età di insorgenza e al sesso. In tutti i casi è presente l’iperglicemia, ossia una concentrazione di glucosio nel sangue superiore alla media.

Altri sintomi classici della presenza di diabete sono:

  • stanchezza e malessere generalizzato;
  • aumento della sete, che non si riesce in nessun modo a calmare (polidipsia);
  • aumento della diuresi (poliuria). Nelle urine si notano inoltre grandi quantità di zuccheri;
  • perdita di peso non voluta e spesso associata ad uno strano aumento dell’appetito;
  • vista offuscata;
  • alito cattivo;
  • dolori e crampi addominali;
  • ferite che si rimarginano più lentamente;
  • nei casi più gravi, confusione mentale e perdita di coscienza;
  • diagnosi di prediabete, quindi presenza di alterata glicemia a digiuno o alterata tolleranza al glucosio.

È stato inoltre diagnosticato che costanti valori di glicemia sopra la media possono portare a:

  • malattie cardiovascolari a carico del cuore e dei vasi sanguigni (infarto del miocardio, cardiopatia ischemica, ictus cerebrale);
  • patologie neurologiche come l’alterazione del sistema nervoso con conseguente calo della sensibilità e della capacità motoria;
  • patologie renali, in quanto le strutture filtranti dei reni non funzionano più a dovere.

Diabete: le cause

Tra le cause di insorgenza del diabete ci sono fattori genetici e ambientali, principalmente uno stile di vita poco salutare e molto sedentario, fatto di una dieta non equilibrata e di poco movimento. A queste cattive abitudini si può aggiungere l’effetto di infezioni virali o l’assunzione di determinati farmaci, che possono slatentizzare la patologia in tutti quei soggetti già per loro natura predisposti.

Altri fattori scatenanti, che possono contribuire all’insorgenza del diabete, sono:

  • sovrappeso e obesità;
  • dieta non equilibrata (troppi zuccheri e acidi grassi saturi);
  • mancanza di esercizio fisico, sedentarietà;
  • genetica;
  • età avanzata (i soggetti tra i 70-75 anni sono i più colpiti);
  • presenza di altre malattie autoimmuni.

Fungono da aggravanti anche il fumo, l’ipertensione, la dislipidemia, l’iperuricemia o la gotta.

Il diabete mellito di tipo 2 può apparire facilmente anche nella donna già affetta da diabete gestazionale.

Non è da escludere lo stress, che influisce negativamente sulla soglia glicemica, aumentandola.

Diabete: come viene diagnosticato

Se a seguito della presenza di alcuni sintomi si sospetta una diagnosi di diabete, è bene recarsi tempestivamente dal proprio medico di fiducia che prescriverà tutti gli esami necessari.

Una diagnosi corretta passa per la valutazione della glicemia. Il paziente può capire se è affetto da iperglicemia ed, eventualmente, da diabete solo a seguito di un prelievo del sangue. Una volta analizzato il liquido corporeo, sarà possibile valutare la presenza di glucosio e stabilire quindi se si è di fronte ad una determinata tipologia di diabete. È frequente che, insieme agli esami del sangue, venga suggerito anche un esame delle urine poiché utile ad evidenziare se sono presenti grandi quantità di zuccheri nelle stesse.

La diagnosi di diabete è certa quando i valori di glicemia sono superiori o uguali a 200 mg/dl, in qualunque momento della giornata, anche dopo i pasti.

Può succedere che il diabete sia totalmente asintomatico nei primi stadi e possa, quindi, essere scoperto casualmente durante altri esami clinici non specialistici.

Una volta diagnosticato il diabete, i medici raccomandano un monitoraggio costante, fatto di visite ed esami periodici sia dal proprio medico curante sia dallo specialista diabetologo. Verrà prescritto uno screening regolare volto anche all’osservazione di eventuali complicanze.

I trattamenti più efficaci contro il diabete

Le terapie efficaci per la cura del diabete sono tante e differenti tra loro. Solo il medico può prescrivere la cura più efficace in base alla storia clinica del paziente e alla tipologia di diabete riscontrata, nonché alla gravità dei sintomi.

Per il diabete mellito di tipo 1, la terapia più efficace resta quella classica a base insulinica. Sarà compito del paziente stesso, o di chiunque lo assista, prepararsi a iniezioni giornaliere tramite l’uso di una siringa o di un’apposita penna per insulina. Le iniezioni vanno a integrare la mancata o insufficiente attività del pancreas. Si ricorda che, per far sì che la cura sia davvero efficace, è importante associarla al mantenimento di un corretto stile di vita. Seguendo questi consigli la maggior parte dei pazienti riesce ad avere una vita normale e senza serie complicazioni.

Le nuove frontiere della medicina propongono l’utilizzo di terapie con microinfusore per insulina. Si tratta di un dispositivo elettronico che imita il regolare funzionamento del pancreas e fornisce all’organismo, 24 ore su 24, la dose corretta di insulina in base al fabbisogno. Inoltre, controlla costantemente i livelli glicemici del sangue.

Per i diabetici di tipo 2 non esiste ancora, purtroppo, un farmaco totalmente efficace, ma si possono trovare alcune modalità di trattamento da prescrivere a seconda della situazione specifica. Allo stesso modo, il diabete di tipo 2 non si può tenere facilmente gestire senza trattamenti.

I diabetologi consigliano inoltre di attenersi quotidianamente al controllo dei propri valori di metabolismo glucidico.

Glicemia a digiuno e pre-prandiale (prima dei pasti)90-130 mg/dl
Glicemia post-prandiale (calcolata almeno 2 ore dopo i pasti)< 180 mg/dl
Emoglobina glicata< 7%

Il diabete è una malattia cronica, con la quale bisogna imparare a convivere per la vita. Per questa ragione, i medici consigliano una fase di educazione terapeutica durante la quale il personale esperto istruisce il paziente su come gestire la malattia e i suoi vari aspetti. Il comportamento del paziente concorre a definire il decorso e il risultato finale delle cure. Non è raro che alle sedute terapeutiche siano presenti anche dietisti e medici dello sport, per un’educazione a 360° su uno stile di vita sano.

Prevenzione del diabete: buone regole da osservare nella vita quotidiana

La prevenzione del diabete inizia con il mantenimento di uno stile di vita salutare, basato su un’alimentazione regolare (preferire acidi grassi insaturi e ricchi di Omega 3, come quelli presenti nel pesce) e su un costante esercizio fisico (almeno 30 minuti al giorno, di intensità media).

Seppure uno screening (esame del sangue) sia consigliato a tutti - anche per la natura spesso asintomatica della malattia – è fortemente raccomandato per chi ha familiarità per la patologia. Questi soggetti devono mantenere costantemente sotto controllo i livelli di glicemia, perché potrebbero insorgere alterazioni anche a fronte di un corretto stile di vita.

Durante viaggi e vacanze, è richiesto al diabetico di portare con sé il glucometro, particolare strumento che permette il controllo glicemico. Anche se fuori casa, il paziente deve cercare di non variare troppo l’alimentazione e qualora lo facesse di adeguare l’attività fisica o di consultare il medico per modificare la terapia.