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Radiografia: cos’è e come funziona

Dott. Federico Beretta

Dott. Federico Beretta


Medico Chirurgo

7 Ottobre 2020 - Ultima modifica: 17 Marzo 2021

L’esame radiografico è una procedura di indagine che utilizza i raggi X per ottenere immagini di una parte del corpo umano. Scopri tutto quello che c’è da sapere su questo procedimento.

La radiografia è una tecnica che utilizza le radiazioni elettromagnetiche di tipo X per ottenere immagini di parti interne del corpo umano. Sviluppatasi a partire dal 1895 con la scoperta dei raggi X, la radiografia venne presto utilizzata per scopi medico-diagnostici, diventando un prezioso strumento in campo chirurgico e un valido aiuto per la cura dei pazienti. Tutt’oggi la tecnica continua ad essere un importante strumento per lo studio di organi, tessuti ed ossa. Vediamo tutto quello che c’è da sapere su questo tipo di esame che, pur non essendo per niente doloroso, ha bisogno di specifici accorgimenti per essere eseguito.

Indice:

  1. Cos’è la radiografia e come funziona
  2. I vari tipi di radiografia
  3. A cosa serve la radiografia
  4. Esame radiologico: come prepararsi e cosa portare
  5. Controindicazioni ed effetti sulla salute
  6. Radiografia in casi di gravidanza sospetta o certa.

Cos’è la radiografia e come funziona?

Per radiografia (RX) si intende sia l’immagine radiografica, detta anche radiogramma, sia la tecnica utilizzata per ottenere l’immagine stessa. La scienza che si occupa della produzione e della relativa interpretazione delle immagini radiologiche è detta radiologia. Inizialmente nell’ambito sanitario furono molte le figure professionali ad utilizzare questa tecnica: infermieri, tecnici, fotografi, medici, fisici, ecc. Col tempo però la radiologia medica è diventata una vera e propria branca della medicina e oggi le due figure professionali che si occupano di questo tipo di esame sono il medico radiologo e il tecnico sanitario di radiologia.

Il metodo di produzione di un radiogramma si basa sull’interazione che avviene fra un fascio di fotoni (cioè i raggi X) trasmessi da una sorgente (tubo radiogeno) verso un ricettore e la materia interposta che, nel caso dell’applicazione medica, è un corpo biologico. Gli atomi di questo corpo impediscono, in una percentuale variabile che dipende dal numero atomico del composto attraversato, ad alcuni raggi di raggiungere il recettore che riprodurrà, così, un’immagine fedele del corpo interposto “in negativo”, imprimendo sulla pellicola i fotoni che non vengono assorbiti.

Le formazioni ad alto numero atomico e di elevato spessore trattengono quasi completamente le radiazioni, apparendo bianche sulla pellicola; quelle che le trattengono solo parzialmente appaiono di colore grigio; mentre le formazioni che vengono attraversate quasi completamente dai fotoni risultano scure. L’insieme forma un’immagine radiografica, cioè una proiezione in negativo del segmento scheletrico o del distretto preso in esame.

La radiologia quindi sfrutta il fatto che tessuti a diversa densità ed a diverso numero atomico assorbono i raggi X in maniera diversa. Le ossa e il mediastino assorbono le radiazioni quasi completamente per cui risultano bianchi sulla pellicola; i tessuti come i muscoli e i vasi sanguigni hanno un numero atomico e una densità intermedi per cui appaiono sulla pellicola in una scala di grigi; i polmoni invece appaiono nel radiogramma quasi completamente neri in quanto non assorbono una gran quantità di raggi X.

Fino a qualche decennio fa l’immagine radiografica veniva impressa su una pellicola fotografica (comunemente detta lastra) che veniva poi data al medico radiologo per essere analizzata e, successivamente, rilasciata al paziente. La moderna tecnologia ha permesso l’avvento della radiografia digitale che porta notevoli vantaggi. Innanzitutto, grazie ad algoritmi di elaborazione delle immagini, permette di migliorare la qualità dei radiogrammi; inoltre, ha eliminato completamente l’utilizzo delle pellicole e dei reagenti per fissare le informazioni su una lastra riducendo non solo i consumi, ma anche l’inquinamento e semplificando di molto il processo di archiviazione; infine, la radiografia digitale è molto più veloce ed immediata rispetto a quella tradizionale, il che permette di accorciare di molto i tempi di esposizione e della diagnosi.

I vari tipi di radiografia

Esistono vari tipi di radiografia, a seconda della vicinanza del tubo radiogeno e della tecnica utilizzata per ottenere l’immagine radiografica. Si parla di teleradiografia, ad esempio, nei casi in cui il tubo radiogeno venga posto ad una distanza di un metro e mezzo o due metri dall’oggetto da analizzare e viene utilizzata in particolare nella radiografia al torace o al cranio. In altri casi il tubo che proietta i raggi X viene posto a diretto contatto con l’oggetto, la tecnica prende il nome di plesioradiografia e permette di ottenere la massima nitidezza di immagini per i tessuti vicini alla lastra.

Quando l’oggetto da radiografare è mobile, risulta utile avere una serie di immagini in rapida successione, cioè una serioradiografia. Viene utilizzata, ad esempio, per ottenere un’immagine radiografica più precisa del duodeno che, per i suoi movimenti, cambia forma e atteggiamenti in continuazione oppure l’immagine del cuore, continuamente in movimento.

A cosa serve la radiografia?

Un esame radiologico viene in genere prescritto dal medico per diagnosticare l’eventuale presenza di malattie, lesioni o infiammazioni. Tra queste si possono individuare:

  • Le alterazioni infiammatorie come l’artrite;
  • Degenerazioni ossee come l’artrosi;
  • Broncopolmoniti, pleuriti o lesioni polmonari;
  • Calcoli, perforazioni, stati infiammatori e alterazioni della canalizzazione intestinale;
  • Metastasi o lesioni ossee in generale;
  • Varie fratture all’apparato scheletrico.

Inoltre, la radiografia viene utilizzata anche in campo odontoiatrico per evidenziare ed analizzare eventuali problematiche della cavità orale. Può essere prescritto un esame radiologico anche per un controllo post-operatorio o per diagnosticare patologie che riguardano la colonna vertebrale come la scoliosi, la spondilolistesi o la spondiloartrosi.

Esame radiologico: come prepararsi e cosa portare?

L’esame radiologico di per sé è una procedura piuttosto semplice e assolutamente non dolorosa, che non richiede accorgimenti particolari. In genere viene chiesto al paziente di indossare un abbigliamento comodo e consono. Nel caso in cui, ad esempio, fosse necessario eseguire una radiografia del torace è consigliabile indossare una semplice maglietta di cotone e, per le donne, evitare il reggiseno col ferretto di metallo.

Se, invece, la radiografia dovesse essere eseguita su una mano o al polso bisognerà liberare, anche in questo caso, la parte interessata da eventuali oggetti metallici come anelli, bracciali o l’orologio. A coloro che invece dovranno eseguire una radiografia all’addome verrà consigliato di evitare cibi ricchi di fibre nelle 24 ore che precedono l’esame e di presentarsi nella struttura a digiuno da almeno 6 ore.

Il giorno dell’esame, per poter effettuare l’accettazione, il paziente dovrà portare con sé la carta regionale dei servizi, comunemente chiamata tessera sanitaria, il tesserino di esenzione (nel caso in cui si fosse esenti dal pagamento del ticket) e la prescrizione medica.

È importante, inoltre, avere con sé la precedente documentazione clinica che potrà essere utile ai tecnici e al personale medico per eseguire un esame corretto. Un altro accorgimento consigliato prima di effettuare l’esame è quello di informare il medico sull’assunzione di eventuali farmaci.

Controindicazioni ed effetti sulla salute

I raggi X, essendo radiazioni ionizzanti, comportano un effetto biologico sulle strutture anatomiche che attraversano e possono quindi essere dannosi per determinate zone anatomiche come ad esempio per le ovaie, i testicoli, la tiroide, il midollo osseo e i tessuti in fase di formazione. Tuttavia, la dose di radiazioni per una singola radiografia, espressa attraverso l’unità di misura chiamata Sievert, è molto bassa. Ogni esposizione, però, si somma alle precedenti, facendo aumentare il livello di rischio e quindi la possibilità di sviluppare malattie come il cancro.

Anche se nel caso di una radiografia il danno è solo di tipo probabilistico, ciò non toglie il fatto che è stabilito dalla legge che ogni esame radiologico debba essere ben giustificato da un preciso quesito diagnostico che non possa essere risolvibile con altre metodiche. Inoltre, il personale medico è tenuto a prendere specifici accorgimenti per ottimizzare l’esame e somministrare al paziente la minor dose possibile di radiazioni. A questo fine, oltre ad apparecchiature di ultima generazione che permettono di ottenere buoni risultati nel minor tempo possibile, vengono utilizzate delle precauzioni sotto forma di specifiche schermature di piombo per proteggere le zone anatomiche a rischio.

Anche il personale medico ha l’obbligo di proteggersi da questo tipo di radiazioni in quanto, col tempo, l’accumulo di radiazioni potrebbe risultare nocivo. Infatti, durante l’esame, il tecnico radiologo si trova in una stanza attigua, proprio per evitare l’esposizione.

Radiografia in casi di gravidanza sospetta o certa

Nel caso in cui, prima di eseguire una radiografia, una paziente sospetta di essere in stato di gravidanza deve assolutamente informare il personale tecnico per evitare di causare potenziali danni al feto. Sarà compito del medico radiologo analizzare il caso e, in accordo con la paziente, decidere se riprogrammare l’esecuzione dell’esame radiologico.

Se la radiografia non riguarda la colonna lombare, il bacino o l’addome c’è la possibilità di ridurre la dose di radiazioni assorbita dall’embrione a valori che si avvicinano quasi allo zero. Nel caso in cui una paziente scopra solo successivamente di essersi sottoposta ad una radiografia mentre si trovava in stato di gravidanza, può rivolgersi al personale medico della struttura per scoprire quante radiazioni siano state effettivamente assorbite dal feto. Il valore verrà calcolato dal fisico sanitario, un esperto di radiazioni che analizzerà tutti i parametri utilizzati per eseguire l’esame.

Una volta ottenuto il risultato, questo sarà spiegato alla paziente durante un colloquio col medico radiologo e il fisico sanitario e le verrà fornita una certificazione. Tale documentazione potrà essere portata al proprio ginecologo di riferimento, che potrà valutare se eseguire eventuali test diagnostici.