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Dito a martello

Dott. Federico Beretta

Dott. Federico Beretta


Medico Chirurgo

20 Dicembre 2020 - Ultima modifica: 7 Luglio 2021

Indice:

  1. Dito a martello: che cos’è
  2. Quali sono le cause
  3. I disturbi dati dal dito a martello
  4. Diagnosi e cura del dito a martello
  5. Possibili trattamenti

Dito a martello: che cos’è?

Il disturbo definito “dito a martello” colpisce indistintamente le estremità degli arti inferiori o superiori e consiste in una deformità delle dita che assumono un aspetto piegato, ricurvo, a “Z”, in prossimità dell’articolazione interfalangea terminale.

La deformità, che può interessare un dito o più dita contemporaneamente, può presentarsi rigida e già calcificata oppure non ancora strutturata e riducibile manualmente.

A livello della mano, la deformità del dito a martello si riscontra principalmente a livello dell’indice e del medio. Per quanto riguarda il piede, invece, la deformità coinvolge principalmente il secondo, il terzo ed il quarto dito.

Dito a martello: quali sono le cause e chi ne soffre

Le cause della deformità a martello delle dita di mani e piedi è da rintracciare nel disallineamento delle superfici articolari, che può essere causato da una predisposizione genetica, da anomalie biomeccaniche o, ancora, da retrazioni a livello dei tendini, spesso causate da eventi traumatici.

Il del dito a martello può essere associato alle seguenti patologie:

  • Alluce valgo

L’alluce valgo – volgarmente conosciuto conosciuto come “cipolla” – è una deformazione che interessa il primo dito del piede, l'alluce, che lo porta a subire una deviazione verso l’interno, verso le altre dita del piede. Questo, oltre a causare una prominenza della porzione mediale della testa del primo osso metatarsale, va a generare una pressione contro le altre quattro dita del piede, causando loro problemi di posizionamento ed eventuale deformità.

  • Artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una malattia cronica sistemica che coinvolge prevalentemente le articolazioni. È una patologia infiammatoria autoimmune, il che significa che il sistema immunitario attiva una risposta anomala e sviluppa una reazione infiammatoria che si manifesta prevalentemente con un danno delle articolazioni.

La borsite consiste in un’infiammazione acuta o cronica della borsa sierosa – sacche o cavità contenenti liquido sinoviale – di un’articolazione. Sono in genere dovute a traumi, sollecitazioni eccessive, infezioni batteriche o virali, malattie infiammatorie o malattie reumatiche.

  • Morbo di Dupuytren

Il morbo di Dupuytren interessa la mano ed è caratterizzato dalla progressiva retrazione dell’aponeurosi palmare, ovvero il tessuto fibroso situato tra il palmo e i tendini flessori. Il suo irrigidimento e la sua retrazione possono causare la perdita della funzionalità dell’arto data l’impossibilità di estendere una o più dita.

  • Piede cavo

Quella del “piede cavo” è una malformazione causata dall’eccessiva concavità dell’arco plantare che può essere sia congenita sia acquisita in seguito a patologie neurologiche, disturbi reumatici e traumi.

  • Sindrome di De Quervain

La sindrome di De Quervain consiste in una patologia infiammatoria cronica a danno dei tendini dei muscoli abduttore lungo ed estensore breve del pollice. È una forma di tenosinovite che comporta un restringimento della guaina che ricopre i tendini, i quali vengono irritati e infiammati a causa dell’eccessivo sfregamento.

I sintomi del dito a martello

Se interessa le articolazioni degli arti superiori, il dolore causato dalla malformazione può impedire anche il normale svolgimento delle attività quotidiane –lavarsi, vestirsi, preparare da mangiare – divenendo un elemento potenzialmente rilevante che riduce la qualità di vita del paziente, specie se colpisce l’arto dominante.

Se coinvolge, invece, le articolazioni degli arti inferiori, può dare problemi di deambulazione, dolore, callosità, specie se accompagnato da calzature non idonee.

Diagnosi e cura del dito a martello

Il dito a martello è in genere piuttosto semplice da diagnosticare perché caratterizzato dal suo aspetto adunco, ripiegato su sé stesso come se fosse un artiglio. Il medico specialista, deputato alla diagnosi di questa deformità, è l’ortopedico il quale, per scrupolo, potrebbe richiedere – durante la sua visita – una radiografia del distretto interessato per avere un’idea più chiara sulle condizioni di salute dell’arto. Questa indagine più essere utile per valutare la presenza di eventuali patologie associate al dito a martello.

Dito a martello: possibili trattamenti

Durante la visita specialistica ortopedica si andrà ad indagare lo stato della deformità. Se questa risulta ancora non strutturata – e di conseguenza riducibile manualmente – l’ortopedico consiglierà al paziente una terapia conservativa, messa in pratica grazie all’utilizzo di piccole ortesi facilmente reperibili. Queste ortesi – dei piccoli tutori – saranno utili per ripristinare un corretto posizionamento del dito.

Dal momento in cui la deformità appaia invece rigida e già calcificata, le ortesi non saranno più sufficienti e la terapia consigliata sarà quella chirurgica. L’intervento chirurgico per il dito a martello è volto a ristabilire il corretto asse del dito o delle dita interessate, eliminando quindi la deformità. A seconda del caso, l’ortopedico metterà in atto la correzione chirurgica più appropriata che, in genere, consiste nel blocco in estensione dell’articolazione intermedia del dito, il che però – purtroppo – comporta la perdita di parte della funzionalità del dito stesso.

Un’alternativa alla correzione chirurgica con tecnica tradizionale potrebbe essere quella percutanea che consiste nel rimodellamento delle ossa interessate mediante piccoli forellini micro-invasivi e non chirurgici, con una tecnica che, in genere, viene utilizzata in ambito odontoiatrico.

I vantaggi della tecnica correttiva percutanea sono molti: riduzione del dolore, assenza di vistose cicatrici chirurgiche, rapidità d’intervento, mancanza di necessità di mezzi di sintesi come chiodi o viti, ripresa della funzionalità immediatamente dopo l’intervento e conseguente rapido recupero e riduzione al minimo delle normali complicanze post-operatorie. Per questi numerosi motivi, questa tecnica è attualmente di gran lunga preferibile all’operazione chirurgica tradizionale.