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Morbo di Basedow

Dott. Nicola Pugliese

Dott. Nicola Pugliese


Medico Chirurgo

15 Novembre 2020 - Ultima modifica: 14 Giugno 2021

Indice:

  1. Introduzione
  2. Sintomi
  3. Cause
  4. Diagnosi
  5. Rischi del morbo di Baasedow
  6. Interventi e terapie
  7. Complicanze da terapie

Introduzione

La malattia o morbo di Basedow è una patologia autoimmune che colpisce la tiroide, ed è diffusa soprattutto tra le donne, con un rapporto maschi/femmine di 1:5-10. Può manifestarsi a qualsiasi età, ma è più frequente oltre i sessant'anni e nel terzo / quarto decennio di vita.

Il sistema immunitario di un soggetto affetto da questa patologia riconosce come estranea all’organismo la tiroide e la attacca, producendo degli anticorpi contro il recettore del TSH (TSH-receptor antibodies, TRAb) localizzato sulle cellule tiroidee. Questi recettori vengono stimolati dagli anticorpi e inducono una produzione eccessiva di ormoni tiroidei, T3 e T4.

Sintomi

Soprattutto quando la malattia comincia ad affacciarsi nel paziente, può essere difficile individuarla perchè i sintomi del morbo di Basedow possono essere poco accentuati o confusi con quelli di altre patologie. I primi a comparire sono infatti i disturbi di natura psichica. Il paziente può così soffrire di stati di ansia, difficoltà all'addormentarsi, emotività eccessiva, irritabilità, sensazione di inquietudine generale, facile preoccupazione per motivi irrilevanti o del tutto assenti, depressione, tremori e facile affaticabilità mentale.

Tuttavia, sappiamo che l’ipertiroidismo determina un aumento del metabolismo basale le cui conseguenze sono:

  • l'accelerazione del battito cardiaco (tachicardia e aritmia fino alla fibrillazione atriale);
  • l'intolleranza al caldo con molta sudorazione;
  • il tremore alle mani con oscillazioni rapide;
  • l'aumentato senso di fame con incremento dell'alvo e tendenza a dimagrire;
  • la difficoltà di concentrazione;
  • l'insonnia;
  • aumentato volume della tiroide (gozzo) con rigonfiamento nella regione anteriore del collo.

Tra il 25 e l'80% dei soggetti con morbo di Basedow sviluppa l'oftalmopatia basedowiana, caratterizzata da esoftalmo con infiammazione oculare una condizione in cui gli occhi virano all'infuori, divenendo sporgenti e fissi.

Se almeno all'inizio i sintomi agli occhi sono limitati ad un'aumentata lacrimazione, con fotofobia, irritazione corneale e/o congiuntivale e sensazione di sabbia negli occhi, purtroppo capita spesso che la patologia oculare diventi più grave portando alla necessità di un trattamento chirurgico. Ad oggi non è ancora del tutto chiaro ai medici e ai ricercatori il vero motivo e la causa del coinvolgimento dell'occhio in questa malattia.

Cause

Il morbo di Basedow-Graves è una forma di tiroidite autoimmune ed è influenzato da un'importante componente genetica ed ereditaria. Per questo motivo è importante indagare la familiarità del soggetto e la possibilità che lui/lei e/o la sua famiglia abbia altre patologie autoimmuni sia della tiroide sia di altri organi o patologie sistemiche (diabete di tipo I, celiachia, artrite reumatoide, lupus, vitiligine).

Nei pazienti è infatti possibile ritrovare anticorpi anomali diretti contro il recettore del TSH (che stimola la sintesi degli ormoni tiroidei). Il legame di questi anticorpi con il recettore del TSH ricalca gli effetti stimolatori dell'ormone sull'attività ghiandolare. La conseguenza è una tireotossicosi da iperattivazione funzionale della tiroide, con aumento in circolo di entrambi gli ormoni tiroidei (FT4 ed FT3) e soppressione del TSH.

Ci sono a volte più casi in famiglia di tiroidite autoimmune o patologie autoimmuni in cui per alcuni tipi si è individuato un gene o un gruppo di geni responsabili. Ulteriori cause che si ipotizza potrebbero scatenare questa forma di ipertiroidismo sono precedenti infezioni virali in cui il sistema immunitario confonde antigeni virali con quelli autologhi tiroidei.

Solitamente il morbo di Basedow-Graves è favorito se il soggetto si trova in un periodo di forte stress psichico o dell'organismo, proprio perché il sistema immunitario in caso di sofferenza può dar luogo a malfunzionamenti in soggetti predisposti.

Diagnosi

A seconda dell'età può essere particolarmente importante una diagnosi tempestiva. Nelle persone anziane, ad esempio, si può arrivare alla fibrillazione atriale per un ipertiroidismo misconosciuto e trascurato nel tempo.

Per diagnosticare il morbo di Basedow, oltre all'esame clinico del paziente da parte del medico specialista, è fondamentale definire il dosaggio degli ormoni tiroidei, del TSH e degli anticorpi antitiroidei, associato ad immagini ecografiche della tiroide con ecocolordoppler. Tramite Doppler è possibile valutare la velocità di picco sistolico dell'arteria tiroidea inferiore, dando conferma diagnostica dell'iperfunzione ghiandolare.

Una volta sospettato l'ipertiroidismo a seguito della visita clinica, il dosaggio ematico di TSH, FT3 ed FT4 fotografa con la massima accuratezza l'iperfunzione tiroidea quindi il livello di gravità della stessa.

L'ecografia della tiroide evidenzia una ghiandola con ecostruttura evidentemente disomogenea e ridotta ecogenicità diffusa del parenchima, pseudonoduli, caratteristica ipervascolarizzazione intraghiandolare.

Rischi del morbo di Basedow

Il tasso di remissione dell'ipertiroidismo è intorno al 30-50%. Fattori che rendono meno probabile tale remissione sono:

  • sesso maschile
  • età avanzata
  • abitudine al fumo
  • severità all'esordio dell'ipertiroidismo soprattutto se presente T3-tossicosi
  • valori molto alti e persistenti nonostante la terapia dei TRAb
  • tiroide aumentata di volume
  • comparsa dell'orbitopatia

È quindi importante capire che l'ipertiroidismo va risolto con la terapia, perché a lungo termine porta a danni in vari organi, primi fra tutti il cuore (fino allo scompenso cardiaco e alla fibrillazione atriale) e le ossa (osteoporosi con aumentato rischio di fratture). 

Interventi e terapie

L'obiettivo di una buona terapia per il Morbo di Basedow è di ridurre la quantità di ormoni tiroidei circolanti e per questo motivo si ricorre a farmaci tireostatici, le tionamidi. Questi medicinali comprendono metimazolo, il più utilizzato in quanto si è dimostrato maggiormente efficace e ben tollerato. Hanno un duplice meccanismo:

  1. inibiscono le perossidasi tiroidee (l'incorporazione dello iodio e la conseguente sintesi degli ormoni tiroidei)
  2. hanno azione immunomodulatrice (attenuano i fenomeni di iperreattività del sistema immunitario sulla tiroide)

La terapia farmacologica deve però procedere a dosi gradualmente decrescenti e va protratta man mano che gli ormoni tiroidei ritornano nel range di normalità, quindi fino alla remissione della sindrome da ipertiroidismo (quindi indicativamente può durare da 6 a 24 mesi).

Se l'assunzione di farmaci non produce i risultati sperati o dev'essere interrotto per i troppi effetti collaterali, il medico può decidere di asportare chirurgicamente buona parte della ghiandola tiroide (tiroidectomia totale) o trattarla con iodio radioattivo (terapia radiometabolica con iodio131).

L'intervento chirurgico di tiroidectomia totale rimuove il problema alla radice, eliminando di fatto la tiroide (ipotiroidismo) che però deve essere sostituita dalla terapia con tiroxina. La tiroidectomia è indicata in caso di:

  • gozzi di grandi dimensioni non idonei alla terapia con il radioiodio
  • presenza di noduli tiroidei con diagnosi oppure solo sospetto di malignità
  • necessità di risoluzione dell'ipertiroidismo in tempi brevi
  • orbitopatia basedowiana severa e attiva

Nella terapia con il radioiodio invece il paziente ingerisce una capsula contenente lo iodio radioattivo, il quale viene selettivamente captato dalla tiroide e va a distruggere le cellule che funzionano troppo. È un trattamento meno costoso e sempre più adottato dai pazienti che hanno ipertiroidismo persistente che non si risolve con la terapia medica e che hanno controindicazioni all'intervento chirurgico.

Complicanze da terapie

L'intervento chirurgico di tiroidectomia totale richiede di fare, nei 7-10 giorni che lo precedono, una terapia con la soluzione di Lugol forte al 5% per ridurre la vascolarizzazione della tiroide e facilitarne l'asportazione. In assenza di tale preparazione, infatti, aumenta il rischio di emorragia post-operatoria. Le due complicanze principali dell'intervento sono:

  1. l'ipocalcemia transitoria o permanente
  2. la disfonia da lesioni del nervo ricorrente

Tali complicanze si riducono notevolmente se l'intervento è eseguito da chirurghi con adeguato training sulla tiroide e che lavorano in centri specializzati che effettuino almeno 100 tiroidectomie all’anno.

La terapia con il radioiodio viene invece scartata in caso di orbitopatia basedowiana di grado moderato-grave perché può indurne un peggioramento.