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Fibrillazione atriale

Dott. Federico Beretta

Dott. Federico Beretta


Medico Chirurgo

20 Ottobre 2020 - Ultima modifica: 5 Giugno 2021

Indice:

  1. Introduzione
  2. Fibrillazione atriale: cos’è
  3. Diverse tipologie della fibrillazione atriale
  4. I sintomi e le cause
  5. Trattamenti

Introduzione

La fibrillazione atriale consiste in un’alterazione del ritmo cardiaco. La patologia non permette un’efficace contrazione delle cavità atriali e, di conseguenza, ciò si ripercuote sul corretto funzionamento dei ventricoli e, quindi, sulla progressione del flusso sanguigno. Questo tipo di aritmia riduce l’efficienza della pompa cardiaca che, per garantire un’adeguata perfusione, risponde con un aumento della velocità e della forza di contrazione, per questo motivo è una malattia potenzialmente pericolosa. È importante inquadrarla non appena si presenta e trattarla in maniera opportuna. Secondo le statistiche, la percentuale della popolazione mondiale che soffre di fibrillazione atriale si aggira attorno all’0,5-1%, infatti, in Italia sono oltre 600mila le persone affette da tale patologia.  Scopri di seguito tutto quello che c’è da sapere: quali sono i sintomi, le cause e i rischi che si corrono se la patologia non viene trattata adeguatamente.

Fibrillazione atriale: cos’è

La fibrillazione atriale ha origine nelle cavità superiori del cuore, chiamate atri, e consiste in un’alterazione del ritmo cardiaco. In un paziente che soffre di fibrillazione atriale, gli atri non riescono a contrarsi in modo sincrono ma lo fanno in maniera molto rapida ed irregolare.

Per capire meglio in cosa consiste la fibrillazione atriale bisogna innanzitutto capire come funziona l’attività elettrica del cuore. Ad ogni battito cardiaco, un impulso elettrico si propaga prima all’atrio destro e poi a quello sinistro. Questa “scossa” permette agli atri di contrarsi e al cuore di pompare il sangue nei ventricoli. Questo tipo di impulso elettrico nasce da un gruppo di cellule miocardiche, contenute all’interno del nodo senoatriale, presenti nell’atrio destro. In una persona che soffre di fibrillazione atriale l’attivazione elettrica è rapida ed apparentemente caotica e porta quindi gli atri a fibrillare, l’elevata frequenza di contrazione atriale può ripercuotersi sui ventricoli, causando un battito cardiaco accelerato (tachicardia).

La patologia comporta una compromissione della capacità del muscolo cardiaco di contrarsi (contrattilità). Come conseguenza diventa irregolare anche la gittata cardiaca in quanto il miocardio non riesce a pompare correttamente il sangue per farlo fluire nelle varie parti del corpo e a soddisfare i bisogni dell’organismo. Tutto questo, oltre alle fastidiose sensazioni cardiache, porta a stanchezza e spossatezza oltre a rappresentare un pericolo per la salute.

Come detto in precedenza, la fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca, cioè un’alterazione della frequenza del cuore. Nelle condizioni normali il ritmo cardiaco, definito anche “sinusale”, varia dalle 60 alle 100 pulsazioni al minuto. Durante una fibrillazione atriale, invece, la frequenza può variare tra i 100 e i 175 battiti al minuto. L’incidenza di questo tipo di anomalia cardiaca aumenta con l’avanzare dell’età ed è, quindi, più comune tra gli anziani. Per quanto riguarda il sesso, sembra che la fibrillazione atriale colpisca sia uomini che donne anche se, soprattutto nei paesi Europei, sono i primi a soffrirne maggiormente. Come vedremo meglio in seguito, il disturbo può svilupparsi sia a causa di alcune patologie cardiache sia a causa dei fattori che non dipendono necessariamente dal muscolo cardiaco.

Diverse tipologie della fibrillazione atriale

Clinicamente si possono distinguere 3 tipi di fibrillazione atriale, classificabili in base a: gravità, durata e modalità di manifestazione.

  • Fibrillazione atriale parossistica: di durata inferiore a 7 giorni;
  • Fibrillazione atriale persistente: di durata superiore a 7 giorni;
  • Fibrillazione atriale permanente: di durata superiore ad 1 anno.

Dal punto di vista clinico, le ultime due forme di fibrillazione sono più gravi rispetto a quella parossistica. Vediamo nello specifico quali sono le differenze fra questi tre tipi di aritmia.

Fibrillazione atriale parossistica

La fibrillazione atriale di tipo parossistico è caratterizzata da una comparsa improvvisa. A differenza delle altre due tipologie che vedremo in seguito, è di carattere transitorio e ha una durata contenuta che varia da pochi minuti a un paio di giorni (generalmente non supera le 48 ore), nei casi più gravi può risolversi nell’arco di una settimana.

La fibrillazione atriale parossistica è caratterizzata per essere ad altissima frequenza cardiaca. Il battito, infatti, può raggiungere un valore superiore a 140 battiti per minuto. Essendo di carattere transitorio, la fibrillazione parossistica non ha una terapia specifica anche se, in alcuni casi, possono essere prescritti dei farmaci specifici che aiutino a riportare il battito cardiaco ad un ritmo normale. Pur avendo la tendenza a risolversi da sola è comunque un bene consultare un aritmologo per ricevere le adeguate cure del caso ed, eventualmente, eseguire ulteriori indagini diagnostiche.

Fibrillazione atriale persistente

Come si evince dal nome stesso, quella persistente è una forma di fibrillazione atriale che non si risolve in maniera spontanea e dura un tempo decisamente maggiore rispetto a quella parossistica. Proprio per questi motivi necessità di un trattamento specifico prescritto dal medico. Un’ulteriore differenza che contraddistingue la fibrillazione atriale persistente da quella parossistica è una frequenza cardiaca leggermente inferiore, che va dai 100 ai 140 battiti per minuto.

Fibrillazione atriale permanente

Questo tipo di fibrillazione atriale ha tempi ancora più lunghi rispetto alle prime due forme e va trattata tempestivamente ed in maniera adeguata. È possibile soffrire di fibrillazione atriale permanente a causa di alcune particolari patologie, la maggior parte delle volte cardiache, che portano questa aritmia a diventare una condizione stabile. Per questo motivo la terapia dovrà essere mirata a contrastare la patologia di base che induce l’aritmia, altrimenti quest’ultima rimarrà una presenza costante.

Anche questo tipo di fibrillazione atriale ha una frequenza decisamente più bassa rispetto a quella parossistica e si aggira, come per quella persistente, attorno ai 100-140 battiti per minuto.

I sintomi e le cause

I pazienti che soffrono di fibrillazione possono accusare, tra i principali sintomi:

  • Senso di vertigine;
  • Palpitazioni o cardiopalmo;
  • Sensazioni di ansia;
  • Dolore toracico;
  • Senso di debolezza e mancanza di energie (astenia);
  • Dispnea;
  • Sincope;
  • Scarsa capacità di resistenza allo sforzo fisico.

I sintomi della fibrillazione dipendono strettamente dal grado della patologia. Ad esempio, i sintomi di una fibrillazione atriale di tipo parossistico sono decisamente più evidenti, in quanto questa forma di aritmia porta il battito cardiaco ad altissima frequenza.

In molti casi, però, la fibrillazione atriale non dà sintomi evidenti per un lungo periodo di tempo. Questo capita specialmente tra i giovani, che possono non accorgersi per molto tempo della loro condizione a meno che la patologia non venga notata dal medico durante un esame o una visita cardiologica. Non notare il problema in tempo può ridurre la possibilità di ripristinare il normale ritmo cardiaco e provocare gravi conseguenze. Per questo è importante ed opportuno rivolgersi ad un medico non appena si presentano segnali o sintomi di un’aritmia ed eseguire controlli elettrocardiografici periodici.

Le cause che provocano questo tipo di aritmia possono essere di diversa natura. Comunemente si può ricondurre l’insorgere dell’aritmia all’invecchiamento del cuore e la progressiva dilatazione dell’atrio che genera l’impulso cardiaco, ma è comune anche tra le persone che hanno problemi di tiroide, diabetici e nei soggetti che soffrono di ipertensione arteriosa. Ma le cause non si esauriscono qui, in sintesi l’aritmia può essere provocata da:

  • Embolia polmonare;
  • Ipertiroidismo;
  • Cardiopatia ischemica acuta e cronica;
  • Cardiopatia ipertensiva;
  • Cardiopatie restrittive;
  • Cardiopatie infiammatorie;
  • Cardiomiopatie ipertrofiche e dilatative;
  • Malattie cardiache congenite;
  • Pneumopatie acute e croniche;
  • Disturbi elettrolitici;
  • Valvulopatie;
  • Apnee notturne;
  • Interventi chirurgici.

Ci sono poi alcune cattive abitudini e fattori a rischio che possono favorire l’insorgenza della fibrillazione atriale, tra questi:

  • Abuso di alcol, fumo e droghe;
  • Abuso di farmaci;
  • Ictus precedente;
  • Insufficienza cardiaca;
  • Diabete mellito;
  • Pressione alta;
  • Malattie vascolari precedenti;

Pur non essendo una patologia che comporta rischi immediati per la vita del paziente, la fibrillazione atriale, se non curata in tempo, può portare a delle conseguenze molto serie per la salute. Tra questi potrebbero sorgere complicanze come:

  • Ictus;
  • Insufficienza cardiaca;
  • Insufficienza renale;
  • Morte prematura.

Diagnosi e Trattamenti

Per verificare se un paziente soffre di fibrillazione atriale possono essere prescritte le seguenti indagini:

  • Misurazione della frequenza cardiaca a riposo;
  • Analisi del sangue;
  • Elettrocardiogramma (ECG);
  • Elettrocardiogramma dinamico Holter;
  • Ecocardiografia;
  • Test da sforzo;
  • Radiografia del torace.

I trattamenti invece variano a seconda di diversi fattori come la tipologia, le cause, l’entità dei sintomi, la salute del paziente e la sua precedente storia clinica. Gli obiettivi della terapia sono di ripristinare, mantenere e controllare il normale ritmo del battito cardiaco e prevenire la formazione di trombi che possono essere causa di ictus. Per il trattamento dell’aritmia possono essere impiegati farmaci antiaritmici e medicinali appositi per prevenire la formazione di trombi. La fibrillazione atriale può inoltre essere trattata con una procedura medica chiamata cardioversione elettrica, realizzata con un defibrillatore, che permette di resettare il battito cardiaco e riportarlo alla normalità. Si può inoltre ricorrere all’ablazione transcatetere, una procedura chirurgica che consente la rimozione dell’area di tessuto cardiaco che scatena l’aritmia cardiaca. Si ricorre a questo tipo di intervento solo nel caso risulti inefficace la cura della patologia con i trattamenti visti in precedenza.