PB Salute Logo
Dott. Nicola Leuzzi

Dott. Nicola Leuzzi

OCULISTICA
Medico Chirurgo - Specialista in Oftalmologia

22 Dicembre 2020 - Ultima modifica: 2 Luglio 2021

Indice:

  1. Cheratite: che cos’è
  2. Quali sono le cause
  3. I sintomi
  4. Diagnosticare la cheratite
  5. La terapia più adeguata
  6. Come prevenirne la formazione

Cheratite: che cos’è?

Il termine medico-oculistico “cheratite” sta ad indicare un processo infiammatorio generatosi a danno della cornea, la parte trasparente che avvolge anteriormente il bulbo oculare, nonché la prima lente del percorso ottico costantemente ricoperta di film lacrimale.

La natura di questo processo infiammatorio può essere infettiva o non infettiva e può presentarsi in forma ulcerativa o non ulcerativa.

Le cause di una cheratite infettiva possono essere:

  • Batteri
  • Funghi
  • Virus
  • Parassiti

Le cheratiti non infettive possono invece essere generate da:

  • Alterato trofismo della cornea
  • Alterazione del film lacrimale
  • Traumi
  • Agenti chimici
  • Agenti fisici

La gravità è variabile e risulta imprescindibile una diagnosi eziologica, ovvero del fattore scatenante, in particolar modo nelle forme che interessano la porzione centrale della cornea allo scopo di individuare in maniera tempestiva il giusto trattamento e prevenire eventuali deficit visivi che possono essere permanenti.

La cheratite, a seconda delle sue specifiche caratteristiche, può essere catalogata in:

  • Cheratite superficiale: dopo la guarigione non lascia alcuna cicatrice visibile sulla cornea.
  • Cheratite profonda: di maggior gravità, dopo la guarigione può lasciare cicatrici e segni conosciuti col nome di leucoma corneale che – se posizionato in prossimità dell’asse visivo – può ridurre la capacità visiva del paziente.
  • Cheratite attinica: forma di cheratite causata da un’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti.
  • Cheratite disciforme, puntata e dendritica: sono forme non suppurative o interstiziale di cheratite che interessano gli strati intermedi e profondi della cornea.
  • Cheratite da congiuntivite e di origine nasale: sono forme marginali di cheratite.
  • Ascesso anulare: gravissima forma di cheratite suppurativa che interessa la totalità della cornea in estensione e in spessore.
  • Ulcera serpiginosa e ulcera di Mooren: sono forme suppurative di cheratite, ulcerative e periferiche (più rara).

Quali sono le cause della cheratite?

Tra le cause della comparsa della cheratite non infettiva, si ritrovano gli agenti fisici, gli agenti chimici e gli agenti biologici.

Gli agenti fisici più comuni sono l’esposizione eccessiva e prolungata all’azione dannosa dei raggi ultravioletti. Tra gli agenti chimici, a provocare la cheratite sono responsabili gli acidi e le sostanze alcaline.

La cheratite può anche essere provocata da traumi di tipo chirurgico o da agenti esterni penetrati all’interno dell’occhio; in rari casi, potrebbe essere anche causata da un uso eccessivamente prolungato delle lenti a contatto.

Le cause invece di una cheratite infettiva sono invece diversi agenti biologici, quali ad esempio i batteri, i miceti, chlamydie, virus e protozoi.

Cheratite: i sintomi

Le forme di cheratite sono sempre sintomatiche, tant’è che i segni della malattia – che siano percepiti dal paziente o osservabili ad occhio nudo – si manifestano a livello oculare in maniera assolutamente tangibile e quasi inequivocabile.

Nella quasi totalità dei pazienti, il primo sintomo ravvisabile è un forte dolore oculare che insorge rapidamente, accompagnato da fotofobia (intolleranza alla luce), iperemia (occhi arrossati) e lacrimazione eccessiva. Accanto a questa tipica sintomatologia, il paziente affetto da cheratite spesso lamenta un’alterazione della vista, come se quest’ultima fosse offuscata, e la sensazione continua di avere un corpo estraneo all’interno dell’occhio.

Se non curata, la cheratite può evolvere fino ad intaccare l’intera cornea, compromettendo la vista del paziente. L’evoluzione della cheratite non trattata potrebbe essere un’ulcera corneale con rischio di perforazione, evento molto grave che porta alla comunicazione e contaminazione della camera anteriore dell’occhio con l’esterno.

Diagnosticare la cheratite

I segni della cheratite, per quanto evidenti, sono difficili da ricondurre alle reali cause della malattia in quanto – che sia una cheratite dovuta ad agenti fisici, chimici, o biologici – la sintomatologia sarà sempre comunque la medesima.

La diagnosi della cheratite – condotta dallo specialista competente, il medico oculista – ha inizio con un’accurata anamnesi, che consiste in un’indagine circa i sintomi e le abitudini di vita e/o di lavoro condotti dal paziente stesso.

Successivamente, l’oculista effettuerà l’esame obiettivo, valutando l'aspetto di congiuntiva, palpebre, apparato lacrimale e – soprattutto –la cornea e la sua sensibilità. Questa osservazione ravvicinata delle varie strutture oculari viene fatta in genere con l’aiuto di un apposito strumento – la lampada a fessura – che emette un fascio di luce attraverso una lente di ingrandimento, consentendo all’oculista una visibilità ottimale e ravvicinata dell’iride, della cornea, del cristallino e dello spazio tra cornea e cristallino.

Osservando la congiuntiva, l’oculista ricercherà eventuali infiammazioni o alterazioni strutturali a livello dei follicoli, delle papille, la presenza di ulcere, cicatrici o corpi estranei; a livello dei margini palpebrali ricercherà eventuali anomalie e processi infiammatori; valuterà lo stato del film lacrimale individuando eventuali sintomi di occhio secco; a livello della cornea ricercherà eventuali edemi, ulcerazione dello stroma, perforazioni o assottigliamenti; a livello della sclera ricercherà eventuali ulcerazioni, infiammazioni, spessore o presenza di eventuali noduli.

In casi selezionati il medico può avvalersi anche di alcuni esami microbiologici specifici, al fine di individuare l’eventuale organismo responsabile. Verranno quindi prelevati dal paziente alcuni campioni lacrimali e di cellule corneali da inviare ad un laboratorio di analisi, i quali li metteranno a coltura e d eseguiranno colorazioni GRAM per risalire alla specifica causa infettiva della cheratite.

Cheratite: la terapia più adeguata

In base alle analisi condotte sia dall’oculista in sede di visita specialistica, sia dagli eventuali risultati degli esami microbiologici, verrà destinata al paziente una cura specifica per il suo tipo di cheratite.

Gli obiettivi da perseguire in caso di cheratite saranno allontanare l’agente causale, mantenere sotto controllo e poi eliminare l’infiammazione, favorire la ricrescita dell’epitelio lesionato dalla cheratite.

In caso di cheratiti infettive di tipo batterico, ci si può avvalere di antibiotici topici in formulazione di collirio o unguento oftalmico.

In alcuni casi per alleviare la sintomatologia dolorosa possono essere utili anche farmaci cicloplegici ad azione breve, i quali produrranno un blocco momentaneo dei nervi parasimpatici così da favorire la dilatazione della pupilla e il rilascio del muscolo ciliare.

Se la cheratite fosse causata da una malattia autoimmune, ci si potrebbe avvalere nella terapia di colliri corticosteroidei.

La terapia verrà comunque accompagnata dalla somministrazione di lacrime artificiali per favorire la lubrificazione dell’occhio, che spesso – in caso di cheratite – presenta un’elevata secchezza oculare.

In caso di cheratiti infettive, che data la loro natura tendono a progredire e ad aggravarsi piuttosto rapidamente, sarà necessario intervenire tempestivamente per arginare le possibili conseguenze della malattia. In base all’agente causale, individuato in alcuni casi anche grazie agli esami microbiologici condotti in laboratorio sui campioni prelevati dal paziente, il trattamento per la cheratite potrà prevedere la somministrazione – per via topica, per bocca o via endovenosa – di farmaci antibiotici, antivirali o antifungini.

Come prevenire la cheratite?

Per tutti coloro che sono assidui portatori di lenti a contatto, prevenire la cheratite è possibile solamente utilizzando i dispositivi in maniera adeguata, con un’accurata pulizia, rispettando le istruzioni: preferire le lenti a contatto usa e getta, da cambiare quotidianamente; evitare di dormire con le lenti a contatto indossate; lavare e asciugare scrupolosamente le mani prima di inserire o rimuovere le lenti; maneggiare con cura le lenti per evitare di graffiarle; utilizzare sempre lenti di buona qualità e strumenti appositi per la loro pulizia; non utilizzare le lenti a contatto in piscina o al mare.

Se si è affetti da sindrome dell’occhio secco oppure se si utilizzano spesso lenti a contatto per prevenire l’insorgere di cheratiti, sarà bene utilizzare sempre le lacrime artificiali per mantenere la zona ben lubrificata.

In caso di infezione virale, non portare mai le mani agli occhi. Non utilizzare colliri cortisonici prima del consulto del proprio oculista: il loro utilizzo sconsiderato potrebbe peggiorare il quadro clinico e in alcuni casi provocare dei danni visivi permanenti.