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Rettoscopia: a cosa serve, come prepararsi e come si fa

Dott. Riccardo Annibali

Dott. Riccardo Annibali

GASTROENTEROLOGIA
Medico chirurgo specialista in Colonproctologia

21 Febbraio 2022

Tramite il rettoscopio o proctoscopio, un tubo cavo (metallico o plastico) che viene introdotto nell’apertura anale previa opportuna lubrificazione, la rettoscopia valuta le condizioni del retto

La rettoscopia (atrimenti detta proctoscopia) è un’indagine diagnostica il cui obiettivo è valutare le condizioni del canale anale e di quello rettale.

Lo strumento impiegato in questo tipo di esame è il così detto rettoscopio o proctoscopio, un tubo cavo (metallico o plastico) che viene introdotto nell’apertura anale previa opportuna lubrificazione. I moderni rettoscopi sono tipicamente in materiale plastico, monouso non riutilizzabili.

Il proctoscopio è comunemente dotato di un supporto all’estremità superiore e di una lente di ingrandimento - contornata da illuminazione artificiale (nei modelli più recenti, una fonte a LED) - in modo analizzare scrupolosamente l’area esaminata.

All’interno della cavità centrale possono poi essere inseriti altri strumenti per prelevare un piccolo campione tissutale (biopsia) per la successiva analisi in laboratorio.

Sempre attraverso il rettoscopio spesso viene insufflata aria col fine di distendere il più possibile le pareti rettali e renderle così facili da sondare.

L’intera operazione generalmente non è dolorosa, ma può generare fastidio, anche in relazione alla sensibilità individuale del paziente. In alcune specifiche circostanze, l’esame può essere effettuato in anestesia locale.

Comunemente accade che si possa generare confusione tra la rettoscopia e la colonscopia. In cosa differiscono queste due procedure?

Con “colonscopia” si intende un esame diagnostico e terapeutico mediamente invasivo utilizzato per la visione diretta delle pareti interne del grosso intestino (colon). Trattandosi di una procedura abbastanza fastidiosa, spesso viene eseguita dopo aver sedato il paziente, soprattutto se quest’ultimo risulta un soggetto ansioso. 

Attraverso una sottile sonda flessibile, definita appunto colonscopio, si osserva l’intestino grazie a una mobilità controllabile dall’esterno e una telecamera in cima allo strumento.

Le immagini riprese dalla telecamera del colonscopio sono visualizzate su un monitor osservato dal medico operatore durante l’esame. Il colonscopio viene inserito previa lubrificazione per via anale e poi fatto risalire a ritroso nel retto e negli altri tratti dell’intestino crasso, per incontrare nell’ordine:

  • colon sigmoideo o sigma
  • colon discendente
  • colon trasverso
  • colon ascendente
  • cieco

La rettoscopia, sostanzialmente, è una tipologia specifica di colonscopia che, anziché visualizzare l’intero colon fino al cieco, si limita all’esplorazione endoscopica del solo canale rettale.

Indice

  1. a cosa serve la rettoscopia
  2. come prepararsi e come si fa

A cosa serve la rettoscopia

La rettoscopia offre informazioni specifiche che altre indagini non sono in grado di fornire sulla superficie interna del canale rettale. Consente, all’occorrenza, l’esecuzione indolore di prelievi della mucosa per l’esame istologico in laboratorio.

E’ un esame opportuno nel caso si sospetti la presenza di:

  • sanguinamenti ano-rettali 
  • emorroidi
  • ragadi
  • fistole e ascessi anali
  • ferite e traumi di questa regione
  • condilomi ano-rettali
  • patologie infiammatorie
  • patologie tumorali

La rettoscopia ha anche delle potenziali applicazioni di tipo terapeutico, come la resezione di polipi o neoplasie e nell’ambito della cura delle emorroidi (ad esempio per eseguire iniezioni di sostanze sclerosanti o per le operazioni di crioterapia selettiva).

Essa, inoltre, rappresenta un strumento importante di screening per la diagnosi precoce di tumori maligni, soprattutto dopo i 50 anni di età. È infatti appurato che le possibilità di guarigione, in caso di diagnosi precoce di neoplasia maligna, sono sensibilmente più elevate.

A differenza della colonscopia, che mira ad ispezionare tutto il colon nella sua totale lunghezza, come visto la rettoscopia si limita ad analizzare solo l’ultima parte, cioè il canale rettale. Pertanto non è sufficiente a diagnosticare patologie che possono svilupparsi in tutto l’intestino (come ad esempio la rettocolite ulcerosa, la malattia di Crohn ed eventuali polipi o carcinomi del colon, potenzialmente presenti dal sigma fino al cieco).

La maggioranza dei tumori del retto è costituita dai così detti adenocarcinomi.

In Europa, negli Stati Uniti e, in genere nei Paesi con un alto tenore di vita, una delle neoplasie maligne più diffuse è proprio quella del retto, la cui probabilità di insorgenza tende ad aumentare velocemente dopo i 40-50 anni di età. Si noti come essa rappresenti la seconda causa di morte per tumore.

Negli Stati Uniti sono oltre 140 mila le persone che annualmente contraggono questa forma tumorale e i morti oltre 50.000 su base annuale. Gli uomini sono colpiti da questo cancro più frequentemente delle donne.

I principali fattori di rischio per questa tipologia di neoplasia sono:

  • morbo di Crohn
  • rettocolite ulcerosa
  • familiarità per la malattia
  • eccessiva assunzione di grassi, proteine di origine animale, zuccheri raffinati
  • scarso consumo di fibre

Quando va eseguita la rettoscopia? L’esame viene in genere richiesto dal medico curante quando un paziente presenta manifestazione cliniche che lasciano presagire il sospetto di una patologia del retto.

I principali sintomi possono essere:

  • affaticamento cronico
  • perdita di peso senza ragioni apparenti
  • algie in regione addominale
  • gonfiore dell’addome
  • stitichezza o diarrea frequente
  • presenza di sangue nelle feci 
  • materiale simile a muco osservabile nelle feci