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Rettocolonscopia: cos’è, preparazione e quando farla

Dott. Nicola Pugliese

Dott. Nicola Pugliese

GASTROENTEROLOGIA

25 Novembre 2020 - Ultima modifica: 30 Aprile 2021

Esame endoscopico, la rettocolonscopia svolge un ruolo primario nella diagnosi precoce del cancro del colon-retto. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

Tramite la rettocolonscopia è possibile osservare l’interno del retto e del colon, gli ultimi tratti dell’intestino, e – di conseguenza – effettuare diagnosi di malattie infiammatorie croniche, diverticoli, polipi e tumori maligni.

Questo esame è una indispensabile e preziosissima risorsa per la prevenzione del tumore del colon-retto, il secondo tumore più frequentemente diagnosticato nella popolazione italiana (fonte: Airc).

Indice:

  1. Rettocolonscopia: che cos’è
  2. Come si svolge
  3. Preparazione
  4. A chi si rivolge?
  5. Controindicazioni

Rettocolonscopia: che cos’è?

La rettocolonscopia (anche chiamata “colonscopia” o “pancolonscopia”) è un esame endoscopico – dal greco “osservazione interna” – che permette la visualizzazione della superficie interna dell’ultimo tratto di intestino al fine di individuare o escludere l’eventuale presenza di lesioni o patologie a livello del retto e del colon.

Rettocolonscopia: come si svolge?

Questo esame si svolge per mezzo di un endoscopio, uno strumento che consiste in un tubicino flessibile ed estremamente sottile (del diametro di circa 1 cm) dotato – all’estremità – di una piccolissima telecamera a fibre ottiche e di una luce che – collegate ad un monitor – trasmettono immagini in tempo reale consentendo dunque allo specialista di visualizzare l’interno del retto e del colon. Questa sonda viene lentamente e delicatamente inserita all’interno dell’intestino tramite lo sfintere anale.

Congiuntamente alla fase di pura osservazione può essere necessario associarne una più interventistica effettuata mediante l’utilizzo di piccolissimi strumenti chirurgici, introdotti nell’intestino attraverso l’endoscopio stesso, utili ad esempio per asportare polipi o prelevare piccoli campioni di tessuto da sottoporre successivamente ad esame istologico (biopsia).

L’esame, pur non essendo particolarmente doloroso o fastidioso, può essere svolto in sedazione cosciente o profonda, motivo per il quale potrebbero essere richiesti preventivamente alcuni esami ematici (emocromo, pt, ptt, fibrinogeno, ecg, colinesterasi, azotemia, glicemia).

Rettocolonscopia: preparazione

Per sottoporsi a rettocolonscopia sarà necessario effettuare una rigida e precisa preparazione, la quale verrà per tempo comunicata al paziente dallo specialista che eseguirà l’esame endoscopico. La preparazione – che coinvolgerà il regime alimentare – è necessaria al fine di presentarsi all’esame con l’intestino completamente e perfettamente pulito, al fine di consentire alla sonda una chiara visualizzazione delle pareti intestinali.

In generale, si chiederà al paziente – nei tre giorni precedenti all’esame – di non mangiare fibre (legumi, frutta, verdura e alimenti contenenti semi).

Il giorno prima dell’esame, il paziente dovrà invece effettuare una colazione e un pranzo leggeri, la cena non è consentita ma sarà permesso bere acqua.

Il paziente dovrà poi autosomministrarsi lassativi – prescritti dallo specialista – per agevolare il transito intestinale.

Il giorno dell’esame ci si dovrà presentare completamente a digiuno.

Rettocolonscopia: a chi si rivolge?

La rettocolonscopia non è un esame di routine ma un esame diagnostico specificatamente richiesto da uno specialista in gastroenterologia. I pazienti a cui viene richiesto sono coloro che – specie al di sopra dei 50 anni di età – sono stati trovati positivi all’esame del sangue occulto nelle feci o che presentano particolari fattori di rischi per lo sviluppo del cancro del colon-retto.

Controindicazioni

Di per sé, la rettocolonscopia è un esame considerato sicuro, ma – come ogni esame – non è possibile escludere al 100% l’insorgenza di complicanze.

Le più riscontrate sono, per esempio, la perforazione dell’intestino o la comparsa di emorragie, specie dopo l’asportazione di grossi polipi.

Entrambe queste complicanze sono comunque tranquillamente e velocemente risolvibili con la cauterizzazione o con l’applicazione di clip metalliche e la somministrazione di una terapia antibiotica.

Soltanto più raramente la situazione clinica richiede un tempestivo intervento chirurgico di riparazione.

Effetti collaterali di lieve entità (sonnolenza, secchezza della bocca, annebbiamento della vista) possono essere generate dalla sedazione.