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Pap test: a cosa serve e quando farlo

Dott. Pietro Tassan Simonat

Dott. Pietro Tassan Simonat

OSTETRICIA E GINECOLOGIA
Medico chirurgo specialista in Ginecologia e ostetricia

14 Gennaio 2022 - Ultima modifica: 20 Gennaio 2022

Il pap-test andrebbe eseguito regolarmente ogni 1-3 anni a partire dai 25 anni d’età o dall’inizio dell’attività sessuale

Il Pap test (o test di Papanicolaou, dal cognome del medico che lo ha inventato) è un esame di screening eseguito anche in donne sane, con l’obiettivo di individuare precocemente eventuali tumori della cervice uterina o specifiche alterazioni, sempre a livello delle cellule del collo dell’utero, che potrebbero degenerare in neoplasie con il passare del tempo.

Si tratta di un test che andrebbe eseguito regolarmente ogni 1-3 anni a partire dai 25 anni d’età o dall’inizio dell’attività sessuale.

Il Pap test si effettua in modo analogo a una visita ginecologica, durante cui si applica lo speculum, uno speciale strumento che dilata leggermente l’apertura vaginale e permette di vedere il collo dell'utero ed effettuare un piccolo prelievo di materiale.

L’operatore seleziona una piccola quantità di secrezioni dal collo dell’utero e le dispone su un vetrino, fissandole con uno spray ad hoc. Su questo campione sarà effettuato l’esame citologico in laboratorio, analizzandolo con appositi metodi di colorazione e un approfondito test computerizzato.

Indice

  1. A cosa serve
  2. Quando farlo

A cosa serve

Il Pap test è un esame che permette di identificare:

  • eventuali alterazioni delle cellule del collo dell’utero prima che evolvano in cancerose
  • la presenza di infezioni di origine batterica, micotica o virale
  • eventuali condilomi, ossia piccole escrescenze benigne non rilevabili a occhio nudo.

Si tratta di un test di screening capace di ridurre significativamente il rischio di diagnosticare il tumore alla cervice uterina quando si trova già in stadio avanzato, potendolo così trattare in modo conservativo.

Fin dall’inizio dell’attività sessuale le donne sono esposte a diversi fattori di rischio per lo sviluppo del tumore cervicale. Tra questi senza dubbio il principale è rappresentato dall’infezione da Human papilloma virus (HPV), un virus che causa lesioni genitali. Per tale ragione, in tempi recenti sempre più frequentemente si suggerisce la ricerca del DNA virale insieme all’esecuzione del pap test.

Esiti diagnostici, il sistema di Bethesda

L’esito di questo test di screening è classificato con diversi schemi, ma il più usato in Italia è il così detto sistema di Bethesda, secondo cui è possibile rilevare:

  • un esito negativo, ossia le cellule analizzate sono normali e non si rende quindi necessario alcun trattamento
  • alterazioni cellulari benigne, cioè cellule alterate ma non di matrice tumorale ma di tipo infettivo (batteri, funghi o virus) o reattivo (infiammazione, atrofia, particolari terapie, presenza della spirale)
  • atipie cellulari, ossia cellule alterate la cui evoluzione, non essendo prevedibile, potrebbe indicare la spia di uno stadio tumorale precoce della cervice uterina.

Atipie cellulari: lesioni di basso grado e lesioni di alto grado

Le cellule atipiche si distinguono in due categorie principali:

  • SIL di basso grado (Low-SIL) che comprende il CIN 1 (displasia lieve)
  • SIL di alto grado (High-SIL) che comprende il CIN 2 (displasia moderata) ed il CIN 3 (displasia grave)

Tali lesioni possono, in una certa misura regredire spontaneamente, con una probabilità che è chiaramente più elevata per le displasie di tipo lieve. La progressione, invece, è prevista nell’1% dei casi di displasia lieve, nel 5% dei casi di displasia moderata e nel 12% dei casi di displasia severa (carcinoma in situ).

Le lesioni di basso grado sono riscontrare più frequentemente nelle donne giovani, le lesioni di alto grado in donne tra i 25 ed i 35 anni mentre il cancro invasivo è più comunemente diagnosticato in donne con età >40 anni, dopo 8-13 anni dalla diagnosi di lesioni di alto grado. Per tale ragione si evince come sia di fondamentale importanza una diagnosi precoce e, conseguentemente, un trattamento tempestivo di tali lesioni. 

In questa fase, in cui si evidenzia un’anormalità di tipo citologico, è fondamentale, oltre a ricorrere ai test di screening, effettuare la colposcopia, un esame di approfondimento che consente d’identificare la sede mirata della biopsia e la tipologia di un eventuale trattamento ottimale della lesione cervicale.

Oggi non si può più prescindere da un attento esame colposcopico nel trattamento della zona di trasformazione anormale.

Grazie alle migliorate conoscenze e all’impiego della colposcopia, in luogo di trattamenti chirurgici di isterectomia totale od amputazione del collo uterino, si cerca di praticare interventi sempre più conservativi, col fine di mantenere l’integrità anatomica della cervice, anche in ottica di un’eventuale futura gravidanza.

Quando farlo

Come accennato all’inizio, il pap test è un esame di screening molto importante che andrebbe eseguito ogni 1-3 anni dai 25 anni in su o a partire dai primi rapporti sessuali.

Le donne in menopausa dovrebbero continuare a sottoporsi all'esame, anche se non praticano più rapporti sessuali, almeno fino ai 65 anni. Il pap test, infatti, può fornire informazioni importanti sullo stato dell'endometrio uterino. 

Anche in assenza di rapporti è in ogni caso consigliabile sottoporsi all’esame di screening. Si noti come il Pap test possa essere eseguito anche nelle donne vergini senza intaccare l’imene; in questo caso, il medico (o l’ostetrica) adotterà una tecnica più delicata e meno invasiva, attraverso l’impiego di uno speculum ad hoc per le donne che non hanno mai avuto rapporti sessuali. 

A seconda delle caratteristiche anatomiche della donna, in questi casi potrebbe però essere difficile riuscire a prelevare con successo dal collo dell'utero il campione da esaminare. Il risultato quindi può non presentarsi altrettanto affidabile.

Malgrado queste criticità, le donne adulte dovrebbero comunque effettuare l’esame perché, sebbene il rischio di tumore al collo dell'utero sia molto esiguo in una donna vergine, esistono rare forme che si sviluppano indipendentemente dall'infezione da papilloma virus (HPV) trasmissibile sessualmente.

Va precisato che se è vero che i tumori della cervice uterina nella quasi totalità dei casi sono generati dall'infezione virale, è altrettanto vero che la maggior parte delle infezioni da HPV si risolvono spontaneamente e, anche quando ciò non si verifica, non necessariamente evolveranno in neoplasie.

Seppure estremamente consigliata, la vaccinazione contro l'infezione da Papilloma Virus non esonera dall'esecuzione del test di screening. La protezione infatti assicura una copertura solo contro i ceppi del virus maggiormente diffusi e che più frequentemente possono condurre a un tumore.

Le donne sottoposte ad asportazione totale dell’utero (isterectomia totale) per un tumore dell’apparato ginecologico devono comunque proseguire nel tempo con i monitoraggi oncologici indicati dal proprio specialista, mentre non è necessario se l’utero è stato esportato per altre motivazioni. 

Se invece l’asportazione dell’utero è stata parziale e il collo dell’utero non è stato asportato (isterectomia sub-totale), è opportuno che il pap test venga eseguito come da normale prassi.

Indicazioni per la raccolta di un campione ottimale

Al fine di ottenere un campione ottimale e non ripetere l’esame (a causa di un risultato poco leggibile), ci sono alcune semplici induzioni da seguire:

  • non effettuare il Pap test durante le mestruazione (è consigliabile almeno 5 giorni prima o dopo) o mentre sono in atto perdite ematiche.
  • evitare i rapporti sessuali delle 24 ore precedenti lo screening.

Non costituiscono, invece, controindicazioni all’esecuzione del Pap test:

  • la gravidanza, anche se è opportuno informare chi esegue l'esame della condizione.
  • l'uso di contraccettivi orali o la presenza di una spirale intrauterina.