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Elettromiografia: cos’è e quando viene prescritta

Dott.ssa Vanessa Dionne

Dott.ssa Vanessa Dionne


Medico Chirurgo

7 Agosto 2020 - Ultima modifica: 1 Aprile 2021

Tecnica di esame non invasiva, l’elettromiografia studia il sistema nervoso periferico, l’apparato muscolare e i loro cambiamenti dovuti a infiammazioni e patologie.

L’elettromiografia è una tecnica di indagine della minima invasività, sempre più utilizzata per identificare patologie e disturbi a carico dei muscoli e del sistema nervoso periferico.

Il test completo è suddiviso in due parti, ognuna delle quali si dedica allo studio di una precisa parte anatomica. Con l’elettromiografia (EMG) si osservano i muscoli e la loro capacità di contrazione e distensione a seguito di uno stimolo elettrico che, seppur esogeno, richiama molto quelli provenienti dall’encefalo e dal sistema nervoso. L’elettroneurografia (ENG) si dedica invece allo studio dei nervi, della loro capacità e della velocità nella raccolta e trasmissione degli stimoli dal sistema periferico a quello centrale e viceversa.

È un esame che raramente si svolge in casi di urgenza, non richiede una particolare preparazione, può essere svolto in ambulatorio e ha davvero pochissimi rischi e controindicazioni. Vediamo insieme di cosa si tratta e quando il medico decide che è arrivato il momento di farla.

Indice:

  1. Elettromiografia: cos’è e come si svolge
  2. Quando il medico la prescrive?
  3. Elettromiografia: preparazione
  4. Controindicazioni
  5. Come si leggono i risultati e tempi per ottenere il referto

Elettromiografia: cos’è e come si svolge

L’elettromiografia si compone di due fasi che, in maniera specifica, vanno ad osservare e a studiare distretti anatomici diversi.

  • L’elettroneurografia (ENG) studia come e quanto i nervi del sistema periferico sono in grado di trasmettere impulsi elettrici per il funzionamento dei muscoli e del corpo in generale. Al paziente vengono applicati sulla cute degli elettrodi di superficie, giusto sopra i nervi da osservare. Una volta attivati, questi trasmetteranno degli impulsi elettrici che andranno a stimolare il nervo per vedere se funziona correttamente o no.

Elettrodi e ago-elettrodi sono collegati ad un macchinario detto elettromiografo, che non solo è in grado di leggere gli impulsi e valutare il tempo che trascorre tra la stimolazione e risposta del muscolo o nervo, ma è in grado anche di raccogliere tali dati e di trasformarli in un grafico leggibile.

  • L’elettromiografia vera e propria (EMG) si dedica essenzialmente allo studio del muscolo e della sua risposta agli stimoli. Detta anche elettromiografia ad ago, è una tecnica leggermente invasiva che prevede l’inserimento di un ago sterile, monouso e sottilissimo, nella zona di muscolo da indagare. La lunghezza dell’ago-elettrodo è variabile in base alla profondità corporea in cui si trova il muscolo in questione.

Non si tratta di un esame doloroso, ma può essere un po’ fastidioso, non solo per la puntura, ma anche perché il muscolo viene messo sotto pressione e si possono generare degli spasmi involontari.

L’EMG valuta la funzionalità elettrica di un muscolo, la sua velocità di reazione allo stimolo ed è svolta in tre fasi: con muscolo a riposo, con una piccola contrazione e alla massima contrazione possibile.

È un procedimento che aiuta ad evidenziare se è in atto una denervazione, o se i nervi collegati ai muscoli hanno subito lesioni o una sindrome da intrappolamento che impedisce loro il movimento corretto.

Il paziente sottoposto a elettromiografia si accomoda solitamente seduto o sdraiato su un lettino, in modo da sentirsi completamente a proprio agio. L’esame ha una durata variabile tra i 15 e i 50 minuti a seconda del tipo e del numero di muscoli e nervi da analizzare. In genere la seduta inizia con un’elettroneurografia e termina con l’elettromiografia.

Quando il medico prescrive un’elettromiografia?

L’elettromiografia non è un esame diagnostico che si prescrive generalmente come prima scelta. È il medico specialista che, solo a seguito di altri esami che non hanno fornito le informazioni sperate, istruisce il paziente su come e quando farla.

Un esame completo di elettromiografia (EMG ed ENG) è utile per individuare e approfondire patologie e disturbi a livello del sistema muscolo – scheletrico e neurologico, in tutti quei casi in cui si nota una forza muscolare che via via si riduce, si avverte una perdita di sensibilità, frequente formicolio, dolori, crampi e spasmi involontari dei muscoli. L’elettromiografia non si svolge quasi mai in urgenza, se non per casi di paralisi immediata.

Tra le malattie più comuni che possono essere indagate tramite un’elettromiografia abbiamo:

  • tunnel carpale e compressione del nervo ulnare con disturbi rispettivamente a livello della mano e del gomito. In questi casi l’esame serve per capire come intervenire prima di un intervento
  • radicolopatie, compressioni e infiammazioni delle radici nervose (ernie del disco, artrosi, traumi, tumori, lombosciatalgie)
  • patologie di giunzione neuromuscolare, quando la trasmissione dell’impulso dal nervo al muscolo non va come dovrebbe (SLA, SMA, poliomielite)
  • tutte le infiammazioni a danno dei muscoli temporanee, croniche, degenerative (miosite, polimiosite, distrofie muscolari)

Spesso svolta a seguito di una risonanza magnetica, la seduta di elettromiografia è di solito curata da un medico specialista in ambito neurologico (neurologo, neurofisiologo, neurofisiopatologo), che si occupa direttamente anche dell’interpretazione dei risultati.

Elettromiografia: preparazione

Sottoporsi a una seduta di elettromiografia non richiede una preparazione specialistica nei giorni immediatamente precedenti.

In prima istanza, il medico che la prescrive chiederà al paziente la sua storia clinica in modo da poter individuare se sono in corso altre patologie che potrebbero influire sulla buona riuscita dell’esame.

Non è necessario mantenersi a digiuno, ma si consiglia invece di presentarsi dopo aver fatto una doccia completa che elimini completamente le rimanenze di creme, oli e profumi specie nelle parti dove saranno posizionati gli elettrodi. Non prestare attenzione a questo passaggio incide negativamente sul corretto passaggio degli impulsi elettrici e la loro registrazione. Per la stessa ragione, si consiglia di non indossare abiti troppo aderenti.

Al contrario devono prestare attenzione tutti coloro che seguono una terapia con farmaci anticoagulanti anche se non è necessario interromperla e i soggetti affetti da linfedemi (patologie a livello del sistema linfatico). Bisogna inoltre segnalare se si indossano trasmettitori elettrici come i pacemaker, che possono influire sulla buona riuscita nel captare gli impulsi.

Controindicazioni dell’elettromiografia

Sottoporsi a una sessione di elettromiografia non deve destare preoccupazione perché fondamentalmente è priva di rischi e controindicazioni, se non lievi fastidi dovuti all’applicazione di elettrodi e ago-elettrodi o un indolenzimento generale a fine seduta.

È bene però avvisare sempre preventivamente il medico che svolgerà l’esame qualora si sia soggetti a terapia con anticoagulanti o allo stesso modo si abbiamo malattie della coagulazione del sangue. Mentre nei soggetti stabili, l’introduzione di un ago sottilissimo con conseguente fuoriuscita di sangue non deve far paura, nei soggetti sopracitati può essere più difficile trattarla e dare origine a lievi emorragie.

Precauzioni devono essere prese anche da portatori di pacemaker e defibrillatori cardiaci in quanto la presenza degli impianti può intaccare la buona riuscita dell’esame e la chiarezza delle informazioni raccolte.

In generale, al termine di un’elettromiografia, i sintomi avvertiti e più comuni sono un indolenzimento per qualche ora o giorno sulle parti direttamente interessate all’applicazione degli elettrodi o aghi: una sensazione, questa, che può essere curata con semplici antinfiammatori o antidolorifici previo avviso al medico curante. Talvolta, nelle ore immediatamente successive, potrebbero insorgere anche formicolio, ematomi e gonfiore. Se tutti questi sintomi non migliorano nel giro di qualche giorno, sarà bene rivolgersi a un medico perché significa che probabilmente è in corso un’infezione.

In casi molto rari può esserci un danneggiamento ai nervi nei punti in cui vengono inseriti gli ago-elettrodi.

L’EMG è una tecnica diagnostica che può essere utilizzata a qualsiasi età, anche sui bambini e le donne in gestazione, poiché non ha rischi.

Elettromiografia: come si leggono i risultati e tempi per ottenere il referto

Normalmente, l’elettromiografia è uno di quegli esami per i quali il referto è immediato. I dati derivanti dalla stimolazione vengono infatti prontamente raccolti e analizzati. Sarà compito del neurologo comunicare direttamente al paziente la diagnosi. Purtroppo, i risultati grafici derivanti dall’elettromiografia sono abbastanza complessi da elaborare per coloro che non sono esperti del settore, ma ci sono comunque dei semplici parametri che tutti possono interpretare e che forniscono già risposte essenziali a comprendere il proprio stato di salute fisica:

  • AMP: corrisponde all’ampiezza, cioè all’altezza dell’onda grafica raccolta. Sulla carta, il risultato di un’elettromiografia appare infatti molto simile a quello di un più comune elettrocardiogramma con curve in ascesa e discesa a indicare il grado di risposta ottenuto a seguito della stimolazione del nervo o muscolo. Questo dato fornisce già di per sé informazioni preziose sulla salute delle parti studiate, permettendo ad esempio di evidenziare patologie degenerative, neuropatie da compressione come il tunnel carpale, lesioni a carico dei nervi o distrofie muscolari.
  • Velocità di conduzione: misura la velocità con cui l’impulso elettrico viaggia nel nervo in esame (quanto tempo cioè ci mette il nervo ad avvertire e rispondere allo stimolo elettrico)
  • Latenza distale e latenza prossimale: misura l’intervallo di tempo che passa tra il momento dello stimolo elettrico e la contrazione muscolare. Individua blocchi di conduzione, cioè dove c’è una compressione dei nervi (sindrome da intrappolamento come il tunnel carpale).
  • Risposta F: misura il tempo che un nervo impiega per mandare uno stimolo dal sistema periferico a quello centrale (formato dal midollo spinale e l’encefalo) e viceversa. È un parametro utile a valutare lo stato di salute dei motoneuroni responsabili del movimento.