PB Salute Logo

Colposcopia: quando viene prescritta e in cosa consiste

Dott.ssa Vanessa Dionne

Dott.ssa Vanessa Dionne


Medico Chirurgo

7 Agosto 2020 - Ultima modifica: 18 Febbraio 2021

Prescritta in genere quando il Pap Test dà un esito dubbio, la colposcopia permette di individuare precocemente i tumori al cancro dell’utero.

La colposcopia, mediante l’ausilio del colposcopio, permette di guardare il collo dell’utero ingrandendolo da 6 a 40 volte.

L’esame viene di norma prescritto in caso il Pap Test abbia dato un esito dubbio, in quanto permette di prevenire e di diagnosticare tempestivamente i tumori che colpiscono il collo dell’utero.

Indice:

  1. Quando viene prescritta?
  2. Come si svolge l’esame?
  3. Colposcopia: preparazione
  4. Colposcopia: rischi e dolore

Colposcopia: quando viene prescritta?

Ogni tre anni, dopo l’inizio dell’attività sessuale oppure dopo i 25 anni, alle donne viene consigliato il Pap Test. Un esame, questo, che viene effettuato dal ginecologo e che si pone come esame di screening per individuare precocemente i tumori al collo dell’utero. Dilatando l’apertura vaginale con lo speculum, il medico inserisce delicatamente una spatola e un bastoncino cotonato per raccogliere piccole quantità di muco dal collo dell’utero e dal canale cervicale. Qualora l’esito del Pap Test fosse incerto, alla donna verrà prescritta la colposcopia.

Oltre che in caso di Pap Test anomalo, la colposcopia si rivela utile in caso di:

  • perdite di sangue atipiche tra un ciclo mestruale e l’altro, oppure dopo i rapporti sessuali;
  • individuazione di lesioni, polipi o irregolarità nel collo dell’utero o nella vagina;
  • sospetta infezione da papillomavirus o altre malattie a trasmissione sessuale.

Colposcopia: come si svolge l’esame?

La paziente si posiziona come durante la visita ginecologica, affinché il medico possa dilatare la vagina con lo speculum: con il colposcopio, una sorta di “binocolo”, andrà ad ingrandire e ad analizzare la cervice uterina per individuare le eventuali anomalie cellulari (con l’aiuto di liquidi reagenti come l’acido acetico al 5% e la soluzione iodo-iodurata). Se opportuno, durante la colposcopia possono essere effettuati prelievi citologici oppure bioptici mirati (biopsie), ma si può anche procedere con l’asportazione delle parti anomale.

Colposcopia: preparazione

La colposcopia non prevede una particolare preparazione. È bene però non sottoporsi all’esame durante il ciclo mestruale, e neppure qualora si fosse in presenza di una forte infiammazione oppure di una distrofia della mucosa vaginale. Le donne incinte possono effettuare l’esame mentre, per chi è in menopausa, si rivela meno utile in quanto il collo dell’utero - quando la donna non è più fertile - subisce delle modificazioni. Il momento migliore in cui sottoporsi alla colposcopia è a metà del ciclo mestruale.

Se durante la colposcopia si ha in programma l’asportazione di un contraccettivo intrauterino è consigliabile, nei cinque giorni precedenti, astenersi dai rapporti sessuali o usare il profilattico. Nelle 48 ore precedenti è sempre necessaria l’astensione completa, e non si devono utilizzare creme, tamponi, ovuli né lavande.

L’esame dura tra i 15 e i 30 minuti.

Colposcopia: rischi e dolore

Di norma, la colposcopia è indolore: il colposcopio non viene infatti inserito in vagina, ed esercita il suo potere ingrandente dalla distanza. Se però viene effettuata una biopsia, la paziente può avvertire una sensazione di fastidio e di leggero dolore accompagnata da lievi crampi e da un pizzichio. Una sensazione di leggero fastidio può essere avvertita anche quando il ginecologo inserisce lo speculum, se il canale cervicale è particolarmente stretto o scarsamente lubrificato, o quando viene applicato il liquido reagente che - inizialmente - potrebbe provocare un po’ di bruciore.

La colonscopia non ha però conseguenze: dopo l’esame la paziente può tornare a casa in autonomia, e riprendere subito la sua vita (solo se la biopsia ha provocato una perdita di sangue non leggerissima, si consiglia di osservare un giorno di riposo evitando sforzi e attività sportiva).

Per quanto riguarda i rischi, in rari casi è possibile riscontrare:

  • episodi di sanguinamento vaginale in seguito al prelievo tissutale (in genere si esauriscono da soli, dopo massimo 5 giorni);
  • sensazione di bruciore e di fastidio (di norma, si risolve spontaneamente in una settimana);
  • infezione: qualora dovessero comparire febbre, dolore pelvico, sanguinamento importante o perdite di liquido maleodorante, è fondamentale avvertire immediatamente il proprio ginecologo.