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Giornata mondiale della psoriasi

Dott. Francesco Borgia

Dott. Francesco Borgia

DERMATOLOGIA
Specialista in dermatologia e venereologia

28 Ottobre 2021

In occasione della giornata mondiale della Psoriasi la sensibilizzazione e l'informazione giocano un ruolo fondamentale sulla cura e prevenzione.

Il 29 ottobre si celebra la giornata mondiale della Psoriasi. Istituito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2004, il “World Psoriasis Day” ha risonanza mondiale e viene celebrato in ben 50 paesi al mondo grazie all’impegno della International Federation of Psoriasis Associates (IFPA).

In Italia è l’Associazione per la Difesa degli Psoriasici (ADIPSO) che sensibilizza il grande pubblico sull’esistenza di questa patologia cronica che colpisce la pelle di 1,1 milioni di italiani. Statisticamente la psoriasi colpisce fra il 2 e il 5% della popolazione di entrambi i sessi, in particolare nei Paesi occidentali.

Lo scopo della giornata è aumentare la conoscenza verso questa patologia cronica, attirando l’attenzione dei governi nazionali sui bisogni delle persone malate di psoriasi e sull’esigenza di aumentare la facilità con cui accedere alle cure.  Ma che cos’è la psoriasi? Ne abbiamo parlato con Francesco Borgia, Professore Associato di Dermatologia e Venereologia dell’Università di Messina.

Indice

  1. Caratteristiche e insorgenza della patologia
  2. Psoriasi: diagnosi e terapie
  3. Psoriasi: trattamenti topici e sistemici

Psoriasi: caratteristiche e insorgenza della patologia

La psoriasi è una malattia cronica, infiammatoria, immunomediata, sistemica, con predisposizione genetica sulla quale intervengono fattori scatenanti di eterogenea natura, tra cui infezione, fumo, alcool, farmaci, traumi, stress, obesità.

È molto comune, interessando circa il 3% della popolazione mondiale, con uguale rapporto fra maschi e femmine. Può insorgere a qualsiasi età, ma sono stati individuati 2 picchi di incidenza: tra i 20 e i 30 anni e tra i 50 e i 60.  È una malattia caratterizzata da crescita eccessiva e rapida delle cellule dell’epidermide, lo strato più superficiale della nostra pelle, e clinicamente si presenta con placche arrossate e desquamanti, spesso accompagnate da sintomatologia pruriginosa.

Psoriasi: diagnosi e terapie

Fino a 2 decenni fa la psoriasi era considerata la malattia dei soggetti sani, quasi a sottolineare l’assenza di comorbidità. In realtà i progressi scientifici degli ultimi anni hanno chiarito come la psoriasi sia l’espressione, a livello della pelle, di una risposta immunitaria disregolata che provoca un’infiammazione sistemica.

Frequente è difatti l’associazione della malattia con numerose patologie tra cui ipertensione, obesità, diabete mellito tipo 2, dislipidemia, malattie cardiovascolari e infiammatorie croniche intestinali.

Poiché la psoriasi rappresenta spesso l’esordio di questo processo infiammatorio, è compito del Dermatologo gestire il paziente psoriasico superando una visione troppo “specialistica”, attraverso la collaborazione con un team di altri specialisti (cardiologi, reumatologi, etc).

Dopo una attenta anamnesi e con l’ausilio di scale di valutazione clinica, il Dermatologo procederà all’individuazione di eventuali comorbilità, prescrivendo direttamente esami ematochimici e strumentali, quali radiografie, ecografie e/o risonanza magnetica, e inviando il paziente agli altri specialisti in base al risultato dei suddetti accertamenti. Particolare attenzione andrà anche riservata alla sfera emozionale.

La psoriasi ha infatti un impatto devastante sulla qualità di vita dei malati, con elevata incidenza di depressione e ansia, richiedenti un adeguato supporto specialistico.

Psoriasi: trattamenti topici e sistemici

Quali trattamenti a livello topico e quali a livello sistemico è possibile fare a seguito di una diagnosi di psoriasi? In generale, le strategie terapeutiche per la psoriasi a placche dovrebbero tener conto di vari fattori, tra cui la severità della malattia, la presenza di coinvolgimento articolare o di comorbidità e, non ultimo, le aspettative dei pazienti.

In generale, in base all’estensione del coinvolgimento della superficie corporea, si distinguono forme lievi (<10% del corpo) da quelle moderate-severe (>10%). Queste ultime sono candidabili a un trattamento per via sistemica; tuttavia, forme di malattia a estensione limitata ma coinvolgenti sedi particolari, quali il volto o i genitali, possono comunque giustificare il ricorso a trattamenti sistemici.

Anche lo scadimento della qualità di vita, misurato attraverso appositi questionari, può condizionare la scelta terapeutica. Per le forme limitate, accanto all’uso di creme emollienti, è previsto l’impiego di cortisonici, analoghi della vitamina D, cheratolitici, da soli o variamente associati tra loro, sotto forma di creme, unguenti, schiuma o gel.

Il principale limite delle terapie topiche è costituito dalla necessità di applicazione costante da parte del paziente, con perdita di aderenza alla prescrizione nel lungo termine. Le forme moderate- severe possono giovarsi dell’impiego di farmaci sistemici “tradizionali” quali methotrexate, ciclosporina, acitretina, dimeltifumarato, affiancati e progressivamente sostituiti, negli ultimi decenni, dai farmaci “biologici”.

La differenza tra le due categorie è rappresentata dal bersaglio terapeutico. Mentre i farmaci tradizionali agiscono su diversi target dell’infiammazione, con conseguente rischio di maggiori effetti collaterali, i farmaci biologici interagiscono con precisione “chirurgica” su singoli anelli della catena dell’infiammazione, risultando più efficaci e soprattutto meno gravati da effetti collaterali.

Sono inoltre in grado di modificare in modo sensibile il decorso della malattia, prevenendo danni invalidanti a livello articolare e riducendo rischio e severità delle comorbidità. Da non trascurare, in ambito terapeutico, il ruolo della fototerapia con raggi ultravioletti, specialmente UVB a banda stretta, ad azione antiinfiammatoria, utilizzabile sia nelle forme lievi che moderate-severe in monoterapia o in associazione a trattamenti topici o sistemici.