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Dott. Nicola Leuzzi

Dott. Nicola Leuzzi

OCULISTICA
Medico Chirurgo - Specialista in Oftalmologia

11 Novembre 2020 - Ultima modifica: 9 Giugno 2021

Indice:

  1. Introduzione
  2. Cause
  3. Diagnosi
  4. Trattamento

Introduzione

La Xeroftalmia è una condizione caratterizzata da un’estrema secchezza oculare. Sebbene possa sembrare un disturbo di poco valore, non è così: solitamente è causata da un’assenza di vitamina A che comporta una cheratinizzazione dell’epitelio congiuntivale. Proprio la carenza di questo nutriente la distingue dal più generico occhio secco, e classifica immediatamente come uno dei disagi alimentari più grandi al mondo. Infatti, sono oltre 250 milioni i bambini in età prescolare che soffrono di vitamina A, secondo l’OMS sono oltre 350mila i piccoli che diventano ciechi a causa della xeroftalmia e muoiono ogni anno 2 milioni di bambini per carenza di vitamina A. Fattori di rischio per contrarre questa patologia sono l’età, l’eventuale presenza di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, ma anche la dissenteria.  Questa patologia può degenerare fino a diventare un’ulcera della cornea (cheratomalacia).

Cause

La xeroftalmia è causata dalla perdita di cellule della congiuntiva (membrana protettiva che circonda l’interno delle palpebre e il bulbo oculare ad eccezione della porzione occupata dalla cornea) o dall’alterazione delle cellule epiteliali congiuntivali. Queste alterazioni causano un processo di cheratinizzazione dell’epitelio congiuntivale, che appare quindi “secco”: si parla così di xerosi congiuntivale. Quest’ultima è una patologia che colpisce la congiuntiva bulbare e tra le caratteristiche più comuni ci sono la mancanza di umidità della mucosa, un suo relativo ispessimento e raggrinzimento, una perdita della pigmentazione e della trasparenza. La secchezza corneale e congiuntivale può portare a difetti dell’epitelio corneale, ulcerazione e cheratomalacia, con una conseguente perdita della vista nel 50% dei pazienti non trattati. L’ulcerazione corneale sembra essere dovuta al trauma e alla mancanza di proteine associata a una carenza di vitamina A. La vitamina A è anche un precursore del fotopigmento a livello retinico che ha un ruolo fondamentale nel sistema visivo. In particolare il sistema della rodopsina nei bastoncelli è maggiormente sensibile a una carenza di vitamina A e questo spiega il precoce danno alla visione in condizioni di scarsa luminosità o di notte (cecità notturna).

Diagnosi

Se si sospetta una xeroftalmia, la prima indagine da effettuare è un’analisi del sangue per valutare un corretto apporto di vitamina A a livello plasmatico. Un’altra indagine diagnostica utile a individuare questa patologia è la citologia ad impressione congiuntivale e, a differenza della misurazione dei livelli della vitamina nel siero, sono più adatti ad essere usati nei paesi in via di sviluppo. Anche un’attenta visita per individuare le macchie di Bitot (ovvero lesioni superficiali bianche o grigiastre della congiuntiva) può essere utile, ma queste non sono un’adeguata e soddisfacente spia della carenza della vitamina, infatti possono essere legate a uno stato di malnutrizione generalizzata.

Trattamento

Ovviamente, contrastare la causa può dare immediatamente effetti benefici nella cura alla patologia: una corretta integrazione di vitamina A offre un’immediata regressione della patologia, con buoni risultati nella regressione della cecità notturna, della xerosi congiuntivale e delle macchie di Bitot, ma tuttavia è inefficace nel momento in cui ci siano state complicanze corneali. Come sempre, prevenire è meglio che curare, se si riscontra una mancanza di vitamina A è sempre meglio somministrarla oralmente o tramite iniezione intramuscolare. La presenza di sintomi concomitanti come secchezza alla bocca, dolori articolari, disfagia, dispareunia, manifestazioni dermatologiche può orientare gli eventuali approfondimenti diagnostici. Il trattamento, sia temporaneo in attesa di una diagnosi, che cronico, si limita alla somministrazione di lubrificanti artificiali, comunemente chiamati sostituti lacrimali. È indispensabile ricordare al paziente che la somministrazione va effettuata ad intervalli regolari (normalmente 4 volte al giorno nei casi più lievi fino a una volta ogni 15-30 minuti nei casi più gravi) e non solo quando si comincia ad avvertire la sensazione di fastidio. Nei casi più gravi può essere necessario ricorrere alla chiusura (temporanea o permanente) del condotto di drenaggio. Evitare di esporsi al vento o di stare in ambienti troppo caldi e secchi può contribuire ad alleviare il fastidio.