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Vaginosi batterica

Dott.ssa Iolanda Rutigliano

Dott.ssa Iolanda Rutigliano


Medico Chirurgo

2 Gennaio 2021 - Ultima modifica: 21 Giugno 2021

Indice:

  1. Introduzione
  2. I sintomi
  3. Cause e fattori di rischio
  4. Diagnosi e prognosi
  5. I trattamenti
  6. La prevenzione

Introduzione

La vaginosi batterica fa parte delle vaginiti, cioè delle infezioni che colpiscono l’organo riproduttore femminile, ed è caratterizzata dall’alterazione del normale pH vaginale.

Come per altre parti del corpo, i genitali femminili sono fisiologicamente ricchi di microrganismi batterici che, se presenti in quantità normale, sono benigni e non danneggiano il normale ecosistema. Quando la fisiologica flora batterica vaginale (in gergo medico flora saprofita) subisce degli squilibri, secondari a interne o esterne che analizzeremo, può generarsi una vera e propria infezione. I lactobacilli, batteri benigni che proteggono la mucosa vaginale, diminuiscono e i globuli bianchi del sistema immunitario entrano in gioco, perché l’intero ambiente non è più protetto, in quanto generalmente si assiste ad una proliferazione di batteri anaerobi, nocivi.

Un importante indice di buona salute intima è rappresentato dal pH. L’ambiente vaginale è per sua natura umido e acido, con valori di pH che si mantengono tra 3,8 e 4,5. L’acidità è fondamentale, poiché protegge la vagina e contrasta l’umidità, che favorirebbe la crescita di agenti patogeni.

Le vaginiti sono per lo più diffuse tra le donne in età fertile e sessualmente attive e, tra queste, la vaginosi batterica è la più frequente da contrarre. È importante curarla non appena se ne sospettano i sintomi poiché, se non trattata per tempo, può complicarsi con problematiche di tipo ginecologico ben più serie.

I sintomi

Anche se, nella maggior parte dei casi, l’infezione si presenta all’inizio come totalmente asintomatica, ecco un elenco dei segnali principali che possono fungere da campanello d’allarme.

  • Prurito e bruciore intimo. Quasi sempre le pazienti affette da vaginosi batterica lamentano un fastidioso prurito intimo, che può diventare anche bruciore, specialmente durante le fasi di minzione.
  • Eritema ed edema. La zona vaginale può presentarsi arrossata e gonfia.
  • Essendo la zona intima già fortemente sollecitata per lo stato infiammatorio, è facile avere difficoltà o avvertire dolore durante i rapporti sessuali.
  • Aumento delle perdite vaginali. È il vero e proprio sintomo tipico della vaginosi batterica. Si tratta di perdite anche abbondanti, dal colore bianco sporco, liquide o leggermente collose, ma che hanno in comune un cattivo odore che ricorda quello del pesce.

Cause e fattori di rischio

La vaginosi batterica, così come altre infezioni che colpiscono la stessa area anatomica, è ancora oggetto di studio da parte della comunità medica. Al momento, i principali batteri che sono stati riconosciuti come in grado di ristagnare tra le pareti vaginali alterandone il pH sono: Gardnerella vaginalis, Mycoplasma hominis, Mobiluncu spp. e Prevotella ssp.

Ad oggi non è possibile stilare un elenco di cause univoche e definite che portano allo sviluppo della malattia, ma è possibile individuare una combinazione di fattori che determinano un aumento della proliferazione degli agenti patogeni, con conseguente perdita dell’equilibrio del microbioma vaginale.

Premettendo che ogni donna, in ogni fase della sua vita intima, può soffrire di vaginosi batterica, ecco un elenco dei principali fattori di rischio che predispongono a una più probabile comparsa della malattia.

  • Avere rapporti sessuali non protetti. La vaginosi è più frequente nelle donne sessualmente attive. Questo perché lo sperma, venendo in contatto con la vagina, ne altera il normale pH. L’ambiente intimo deve predisporsi come più adatto ad ospitare gli spermatozoi e un possibile uovo fecondato, quindi la sua acidità cambia. Un cambiamento del pH può portare, come sappiamo, a proliferazione batteriologica anomala.
  • Allo stesso modo, i rapporti occasionali e con un numero elevato di partner incrementano il rischio di vaginosi.
  • L’uso di contraccettivi meccanici intrauterini può aumentare il rischio di contrarre vaginosi. L’introduzione di un corpo estraneo nella vagina può alterare infatti il suo normale ecosistema.
  • Alcune terapie antibiotiche possono modificare l’intera flora batterica dell’organismo, compresa quella vaginale, rendendola più debole di fronte all’azione di agenti patogeni.
  • Un’igiene intima eccessiva e ricca di lavande vaginali, spesso fatte con saponi troppo aggressivi o con pH scorretto, può paradossalmente favorire la proliferazione batterica. Per le stesse ragioni è sconsigliato l’uso di deodoranti intimi particolarmente aggressivi.
  • Una possibile causa di alterazione del pH intimo, e di conseguenza di vaginosi batterica, può essere l’utilizzo di detergenti e ammorbidenti troppo aggressivi per il lavaggio della biancheria intima; si sconsiglia inoltre di indossare costantemente biancheria troppo aderente e sintetica.
  • Stress e ansia possono incidere sugli squilibri dell’intera flora batterica, compresa quella vaginale.

Il pH vaginale può infine essere modificato da cambiamenti fisiologici che subisce l’organismo nel corso delle diverse fasi della vita, come avviene ad esempio nel caso del ciclo mestruale o della gravidanza. Durante la gestazione, una carenza di vitamina D incide sul normale funzionamento del sistema immunitario. Difese immunitarie carenti possono aiutare la proliferazione di batteri di ogni tipo, anche quelli vaginali. Se con gli esami del sangue viene evidenziata questa carenza, sarà compito del medico suggerire le giuste terapie per l’adeguato reintegro.

Diagnosi e prognosi

La diagnosi di vaginosi batterica avviene generalmente in seguito ad una valutazione specialistica ginecologica. Durante la visita, il medico raccoglierà tutte le informazioni necessarie tramite l’anamnesi, approfondendo quindi la storia clinica della paziente, interrogandola su eventuali sintomi presenti e passati e cercando di individuare la presenza di almeno 3 su 4 dei requisiti diagnostici richiesti e che approfondiremo a breve (perdite vaginali, test del pH, test dell’odore, clue cells). 

Si può parlare di vaginosi batterica quando, durante l’osservazione diretta dell’organo genitale, emergono perdite vaginali più o meno abbondanti, di colore bianco sporco, fluide o collose. All’esame deve corrispondere inoltre un pH vaginale superiore a 4,5, sintomo di un’infezione in atto.

Lo step aggiuntivo dell’esame obiettivo comprende il prelievo di un campione di tali perdite per studiarle, osservarne la consistenza e i batteri responsabili. Le sostanze raccolte, messe a contatto con una sostanza alcalina come l’idrossido di potassio, dovrebbero rilasciare il tipico odore di vaginosi (test dell’odore). Lo studio al microscopio permette anche di vedere se ci sono clue cells o cellule traccia (cioè se le normali cellule vaginali sono ricoperte da batteri), oltre ai globuli bianchi intervenuti per guarire l’infezione.

Generalmente, la vaginosi batterica è una patologia che guarisce completamente dopo opportuna terapia e senza portare a complicanze né esiti. Bisogna però tenere presente che, per un periodo, la flora vaginale è indebolita e si alza la probabilità di contrarre malattie sessualmente trasmissibili.

Raramente, tuttavia, una vaginosi batterica non trattata o non risolta può, col tempo, trasformarsi in malattia infiammatoria pelvica, ossia un’infiammazione che si estende dalla vagina a tutta l’area pelvica, irritando anche le tube ovariche con conseguente aumento del rischio di avere gravidanze extra uterine e, nei casi più gravi, infertilità. Allo stesso modo, la vaginosi durante la gravidanza va individuata e curata subito, poiché tra le principali conseguenze c’è il rischio di parto prematuro o l’aborto spontaneo. L’infezione, infatti, potrebbe estendersi alla membrana amniotica determinando un rischio di rottura prematura.

I trattamenti più efficaci

Il compito di prescrivere il migliore trattamento per la cura della vaginosi batterica spetta al ginecologo, dopo un’attenta osservazione della sintomatologia e dello stato di salute generale della paziente.

Al momento, i trattamenti più utilizzati sono i farmaci antibiotici, prescritti con lo scopo di ripristinare la corretta flora batterica. Gli antibiotici più frequentemente utilizzati sfruttano le proprietà di princìpi attivi come il metronidazolo, la clindamicina e il secnidazolo, che vengono introdotti per via orale o applicati sulle pareti vaginali tramite metodo topico (creme, pomate, lozioni). In genere la somministrazione orale è la più prescritta, mentre l’applicazione topica viene riservata alle donne in gravidanza.

Si ricorda, a chi opta per un trattamento a base di clindamicina, che questa sostanza ha effetti corrosivi sul lattice, quindi non è adatta per la pratica rapporti sessuali con l’utilizzo del preservativo e del diaframma vaginale. Si consiglia quindi la scelta di metodi contraccettivi differenti o di una strategia terapeutica alternativa.

Per rendere l’intervento completamente efficace, si consiglia di abbinare la cura all’assunzione di principi attivi che stimolano la produzione di lactobacilli, i cosiddetti batteri buoni che ristabiliscono l’equilibrio della flora vaginale per via orale o topica.

Come prevenirla?

Prevenire la vaginosi batterica al 100% non è possibile, ma ci sono una serie di buone pratiche che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario e a limitare la proliferazione di batteri anaerobi nocivi.

Adottare uno stile di vita sano, basato su una dieta corretta, è fondamentale. Per essere efficace, la dieta dovrebbe essere ricca e varia. Generalmente si consiglia di seguire la dieta mediterranea. Sì a fibre, frutta e verdura. L’alimentazione contro la vaginosi batterica deve essere poi attenta al reintegro di probiotici per il ripristino della flora batterica e l’aumento dei lactobacilli. Per questa ragione, tra gli alimenti da non far mancare sulle proprie tavole, anche yogurt e latticini, carni magre, pesce, olive e olio evo per il condimento. Evitare zuccheri semplici contenuti in dolci e bevande zuccherate, alcolici, formaggi, alimenti ricchi di grassi saturi e fritture.

Si raccomanda, durante la fase di trattamento, di evitare rapporti sessuali per limitare la possibilità di contagi o di infezioni.

Resta poi fondamentale mantenere un’adeguata cura dell’igiene intima, senza però sottoporsi a lavaggi e lavande vaginali troppo frequenti e con detergenti intimi troppo aggressivi e profumati. Nella scelta è sempre bene controllare che il pH sia corretto. Dopo ogni lavaggio o sport acquatico, assicurarsi di asciugarsi completamente e correttamente, seguendo la linea dalla vulva all’ano e non viceversa, poiché la regione anale è ricca di batteri fecali dannosi per la salute della vagina. Indossare il meno possibile indumenti intimi sintetici, preferire quelli in cotone e non troppo aderenti. Cambiare spesso slip, salva-slip e assorbenti, per limitare il ristagno di batteri e secrezioni vaginali.