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Unghia incarnita

Sinonimi: onicocriptosi

Dott.ssa Lucrezia Fago

Dott.ssa Lucrezia Fago


Medico Estetico

23 Gennaio 2021 - Ultima modifica: 2 Luglio 2021

Indice:

  1. Introduzione
  2. Che cos'è
  3. Le cause
  4. I sintomi e le complicazioni
  5. La diagnosi
  6. I trattamenti
  7. L'onicoplastica con tutore
  8. La prevenzione

Introduzione

L’unghia incarnita è molto più che un difetto estetico. È un vero e proprio disturbo che, in medicina, prende il nome di “onicocriptosi”. Riconoscerla non è difficile: quando l’unghia penetra nella pelle, la zona si arrossa e si avverte dolore, vuol dire che l’unghia incarnita è “comparsa”. Un fenomeno, questo, che riguarda generalmente l’alluce.

Quando il disturbo è agli inizi, e la penetrazione nella pelle è minima, si può provare uno dei tanti rimedi fai da te che possono rivelarsi utile per liberare l’unghia e allentare la pressione sulla pelle. In tutti gli altri casi è necessario rivolgersi ad un podologo e, quando la situazione è più seria, ricorrere ad un intervento chirurgico.

Sebbene adottare specifici comportamenti (come indossare scarpe comode e tagliare correttamente le unghie) aiuti a prevenire il disturbo, ci sono condizioni predisponenti quali il diabete su cui non si può intervenire. Motivo per cui, se si teme di soffrirne, è necessario rivolgersi per tempo al proprio medico così da evitare il suo peggioramento.

Unghia incarnita, che cos’è?

L’unghia incarnita è un disturbo che affligge le dita dei piedi, principalmente l’alluce: l’unghia penetra nella pelle, che si arrossa e talvolta si gonfia, e la persona avverte dolore. Se il disturbo viene trascurato, facilmente sfocerà in un’infiammazione e poi in un’infezione con pus annesso.

Comune soprattutto nella popolazione più giovane (ragazzi tra i 20 e i 30 anni, prevalentemente maschi), l’unghia incarnita è tanto più frequente e dolorosa quanto più dure sono le unghie: è il motivo per cui nei bambini si presenta rarissimamente. Gli adolescenti sono invece più esposti per via dell’alto tasso di sudorazione che quell’età porta con sé, rendendo morbide le lamine dei piedi.

Unghia incarnita, le cause

L’unghia incarnita si forma quando il letto ungueale non riesce più a contenere la lamina dell’unghia e questa, per “farsi spazio”, spinge nella pelle fino a penetrarvi. La prima causa è dunque una crescita anomala dell'unghia, favorita spesso da errori nel taglio (troppo corto o troppo storto) e dall’uso frequente di calzature strette. Quando l’unghia viene accorciata con poca attenzione, magari lasciando gli angoli appuntiti, è possibile che si originino lesioni nell’area periungueale. E di conseguenza infezioni, perché è proprio laddove c’è una lesione che si annidano i batteri e che microrganismi quali lo Stafilococco aureus che inizierà così a proliferare.

Tuttavia, ci sono numerosi fattori di rischio che predispongono alla formazione di unghie incarnite:

  • diabete
  • artrite
  • deformità congenite dei piedi
  • obesità
  • postura scorretta
  • malattie alle unghie dei piedi
  • onicomicosi
  • disturbi della deambulazione
  • edema periferico (nell’anziano)

Se sovrappeso e obesità costringono la persona ad assumere una postura scorretta, che si riversa sulle estremità, le deformità dei piedi possono predisporla a soffrire di unghie incarnite: è il caso delle dita troppo lunghe o troppo larghe, o dell’alluce valgo, in quanto premono contro la scarpa e/o contro il secondo dito e si generano continui traumi che agevolano la crescita della lamina ungueale.

Un’altra condizione che favorisce il disturbo è l’iperidrosi plantare (il piede suda troppo): come succede anche a chi sta a lungo coi piedi nell’acqua calda, i tessuti molli si indeboliscono e non oppongono più resistenza all’unghia. Dannosi sono infine l’uso di calzature troppo strette o eccessivamente a punta e una scarsa igiene: i piedi vanno infatti accuratamente lavati e accuratamente asciugati, per evitare che l’umidità favorisca il proliferare dei batteri.

I diabetici sono tuttavia i soggetti più a rischio di sviluppare unghie incarnite, per diversi motivi: scarsa circolazione, traumi trascurati a causa della neuropatia, infezioni fungine frequenti per via degli alti livelli di glucosio nel sangue.

Unghia incarnita, i sintomi e le complicazioni

Sebbene l’unghia incarnita sia ben riconoscibile anche dal paziente stesso, è alle prime avvisaglie - e dunque all’insorgere del leggero dolore - che bisogna prestare particolare attenzione, per evitare che il disturbo peggiori.

Il primo sintomo è per l’appunto il dolore, concentrato sull'angolo della plica ungueale (più raramente lungo l’intero margine laterale) e ingravescente: da lieve fastidio, presto diventa un dolore sordo che porta con sé un arrossamento della cute. Si può dunque originare un’infezione, con pus e prurito. La sintomatologia tipica dell’unghia incarnita comprende:

  • dolore al dito affetto e al piede in generale
  • dito gonfio e arrossato
  • iperemia (il flusso di sangue aumenta e l’area viene percepita come più calda)
  • edema
  • vescicole (piccole vescichette piene di liquido giallastro che, se scoppiate, generano cattivo odore)
  • pus

Intervenire al manifestarsi dei primi sintomi impedisce l’insorgenza di complicanze: un’infezione trascurata può infatti estendersi ai tessuti circostanti e dare origine ad ascessi o persino all'osteomielite, un’infezione dell’osso piuttosto seria (una condizione che si fa ancor più pericolosa nei pazienti che soffrono di diabete). Ulteriori complicanze sono rappresentate dalle ulcere e dal granuloma che si può formare nel tessuto periungueale: l’organismo, che ha riconosciuto la lamina ungueale come un pericolo e prova in questo modo a circoscriverla. Il sistema, riconoscendo l’unghia incarcerata nella pelle come corpo estraneo, invia i leucociti laddove l’infiammazione si è originata dando vita al granuloma.

Il granuloma è una risposta dell’organismo alle lesioni tipiche delle infiammazioni croniche sia infettive che e non: può essere una infiammazione di origine immune (se sono coinvolti i linfociti T) oppure non immune (se sono coinvolti i macrofagi). Nel caso di unghia incarnita, appare come una tumefazione dalla forma simil-rotonda e dalle tinte violacee, dura e sanguinolenta, che può ricoprire l’intera lamina e talvolta persino attraversare completamente il tessuto.

La diagnosi

Già il medico di base può diagnosticare durante un esame obbiettivo un’unghia incarnita ma, se ritiene opportuno intervenire, indirizzerà il paziente da un podologo. Importante è richiedere un consulto tempestivo se si soffre di diabete o di patologie a carico dei piedi, se i sintomi non regrediscono o se si è immunodepressi.

In attesa della visita, fondamentale è evitare le soluzioni fai da te: rompere le vescichette o utilizzare oggetti appuntiti per provare a liberare l’unghia aumenta il rischio di infezione.

Unghia incarnita: i trattamenti

Il trattamento dell’unghia incarnita dipende della gravità del disturbo, ed è sempre il medico a dare indicazioni al paziente su come procedere.

I bagni in acqua

In caso il problema sia superficiale e i sintomi contenuti, il medico opta per una terapia di tipo conservativo che la persona può tranquillamente operare a casa. Le verrà chiesto di effettuare dei pediluvi, immergendo il piede in acqua tiepida/calda (eventualmente addizionata coi sali di Epsom) e tenendolo in ammollo per circa 20 minuti al giorno, due volte al giorno. Bisognerà poi applicare un antibatterico, e inserire un piccolo pezzetto di cotone sotto il bordo dell’unghia (aiutandosi con una pinzetta) per impedire una crescita anomala. In alternativa è possibile ricorrere al bendaggio elastico: spingendo via la pelle dove l’unghia preme, si avvolge il dito in un cerotto elastico ben stretto che allevia la pressione e migliora il drenaggio del pus.

La fenolizzazione

Se l’infezione è già in atto, e i trattamenti non invasivi si sono rivelati fallimentari, l’unica opzione è l’intervento chirurgico. L’onicectomia parziale, che consiste nella sola apertura delle estremità laterali e che non richiede di norma punti di sutura, ferma la crescita dell’unghia laddove viene eseguita: dopo aver addormentato l’area con l’anestesia locale, il chirurgo applica un piccolo laccio emostatico alla base del dito e incide l’unghia “malata” per asportarla. Sul punto rimasto “scoperto” va ad applicare il fenolo (motivo per cui la procedura prende il nome di “fenolizzazione”) in una percentuale dell’88%: non sarà dunque necessario cucire la ferita, ma solo apporre un bendaggio obliquo che la protegga e che venga sostituito ogni giorno dopo l’applicazione dell’antibiotico topico. Il vantaggio del fenolo, capace di distruggere chimicamente la matrice dell’unghia, sta nelle sue proprietà antisettiche, anestetiche e cicatrizzanti: il paziente non dovrà assumere antibiotici per via orale, non avrà un post-operatorio doloroso e il dito risulterà guarito in 2-4 settimane.

Il leggero dolore successivo alla fenolizzazione può essere tenuto a bada mediante l’uso di antidolorifici, ed è necessario indossare inizialmente calzature ampie e comode: dopo la visita di controllo si potrà tornare alle normali abitudini di vita quotidiane. L’intervento così eseguito ha una possibilità di riuscita del 98%.

L’onicectomia

Meno utilizzate, per la risoluzione dell’unghia incarnita, sono l’onicectomia totale, radicale e radicale parziale.

Nell’onicectomia totale si va ad asportare chirurgicamente l’intera lamina dell’unghia, ma il rischio di recidive è altissimo; nell’onicectomia radicale si distrugge la matrice ungueale, dando vita ad un difetto estetico permanente (motivo per cui è riservata ai casi più gravi); nell’onicectomia radicale parziale la matrice viene distrutta solo parzialmente con un bisturi-laser.

L’onicoplastica con tutore

La soluzione più recente al problema delle unghie incarnite è rappresentata dall’onicoplastica, che consente di guarire l’unghia pur conservandola. Il medico va ad impiantare sul lato dell’unghia un tutore morbido e anallergico, in materiale plastico, sul lato dell’unghia (dopo aver rimosso il granuloma): l’operazione viene eseguita in regime ambulatoriale e con anestesia locale, e consente di riprendere le attività quotidiane dopo 3-4 giorni con una risoluzione definitiva e totale del problema in 15-20 giorni.

Unghia incarnita, la prevenzione

Ci sono comportamenti che è possibile mettere in atto per evitare il presentarsi dell’unghia incarnita, ma anche l’insorgenza di diversi altri disturbi alle unghie e al piede:

  • tagliere sempre le unghie nel modo corretto, facendo attenzione a non accorciarle troppo e a non effettuare un taglio curvo;
  • indossare calzature comode, evitando modelli stretti e/o a punta;
  • utilizzare sempre calzini in cotone;
  • lavare tutti i giorni i piedi asciugandoli scrupolosamente;
  • lasciare i piedi scoperti durante la notte;
  • se si pratica attività sportiva e si è soggetti all’unghia incarnita, avvolgere gli alluci in bende sterili elastiche.