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Spalla congelata

Dott. Federico Beretta

Dott. Federico Beretta


Medico Chirurgo

18 Dicembre 2020 - Ultima modifica: 24 Giugno 2021

Indice:

  1. Introduzione
  2. Cosa si intende per spalla congelata
  3. Quali sono i sintomi
  4. Quali sono le cause
  5. Diagnosi
  6. Trattamenti possibili

Introduzione

Spalla congelata è un termine comunemente utilizzato per indicare la capsulite adesiva della spalla: si tratta di una patologia infiammatoria molto dolorosa che limita progressivamente i movimenti di questa articolazione, fino alla totale immobilità. Le prime avvisaglie della patologia sono dolori continui ed intensi alla spalla, in particolare durante la notte, che rendono impossibile trovare una posizione comoda per dormire. Poi, a mano a mano, i movimenti naturali dell’articolazione diventano sempre più complessi, fino a non riuscire più a muovere la spalla. Ad esserne più colpite sono le donne tra i 35 e i 55 anni, ma è possibile che chiunque ne soffra. Data la scarsa specificità dei sintomi – che possono essere attribuiti rigidità cervicale o a generiche infiammazioni localizzate – spesso la spalla congelata viene diagnosticata molto tardi, causando un peggioramento del problema e allungando i tempi di recupero.

Cosa si intende per spalla congelata

Capsulite adesiva, sindrome della spalla congelata o della spalla rigida o della spalla bloccata sono tutti termini che fanno riferimento alla stessa condizione medica, cioè una condizione infiammatoria e dolorosa di questa articolazione che ne riduce progressivamente i movimenti. Ad essere responsabile della patologia è una struttura che fa parte dell’articolazione, ovvero la capsula. La sua funzione è quella di rivestire l’articolazione per aiutare a stabilizzarla. Può accadere che, a causa di un’infiammazione, la capsula si irrigidisca sempre di più e, progressivamente, il paziente perde la mobilità della spalla. La limitazione articolare interessa sia i movimenti attivi sia passivi, in altre parole sia quando il soggetto colpito intende volontariamente muovere la spalla, sia quando a farlo sia un’altra persona, come il medico o il fisioterapista. Proprio la limitazione passiva del movimento è uno dei tratti distintivi della malattia, che la distingue rispetto ad altre patologie, come la lesione della cuffia dei rotatori.

Questa sindrome particolare si sviluppa in tre fasi:

  1. Infiammazione che causa un forte dolore. In questa fase è facile che la malattia venga confusa con altri tipi di infiammazioni o lesioni. Questa fase di solito dura 3-4 mesi.
  2. Rigidità. Man mano che la spalla si irrigidisce diminuisce il dolore. Può avvenire – nei casi più gravi – che l’intorpidimento e il blocco dei movimenti raggiunga anche la mano. Questa fase dura all’incirca 4-6 mesi.
  3. Fase di scongelamento o di ripresa, quando – attraverso terapie e cure mirate – la spalla recupera a mano a mano la mobilità. Questa fase è piuttosto lunga e può durare da uno a tre anni.

Quali sono i sintomi?

Come abbiamo accennato, questa sindrome presenta alcuni sintomi generali ed altri peculiari che, già dal primo esame clinico, possono indirizzare lo specialista verso una diagnosi. Ovviamente, il sintomo più importante da considerare è la limitazione del movimento, che degenera progressivamente, associata al dolore. Prima, però, che si irrigidisca l’articolazione, ci sono dei campanelli d’allarme che possono aiutarci ad arrivare ad una diagnosi precoce. Come abbiamo visto, molti sintomi sono comuni ad altre patologie, per questo è fondamentale consultare immediatamente uno specialista per impedire che la situazione peggiori in maniera irreversibile o per escludere la presenza di altre condizioni patologiche che necessitino di un tempestivo trattamento. La spalla congelata, inizialmente, si presenta con dolore intenso che spesso si associa a gonfiore localizzato, spesso nella parte superiore esterna della spalla. Il fastidio si acuisce durante la notte, colpisce in genere l’arto non dominante ed impedisce azioni abituali, come pettinarsi o radersi.

Quali sono le cause

La causa della patologia, come abbiamo visto, è un‘infiammazione con conseguente irrigidimento della capsula, cioè del tessuto connettivo che aiuta a regolare i movimenti dell’articolazione. Spesso non è possibile stabilire con certezza la causa scatenante la patologia, anche se alcuni studi hanno mostrato che i pazienti diabetici hanno un rischio maggiore di sviluppare la spalla congelata. Maggiormente predisposti a contrarre la malattia sono anche coloro che soffrono di malattie autoimmuni, di ipercolesterolemia e morbo di Parkinson. Ad influire potrebbero essere dei traumi o pregressi interventi chirurgici: a seguito di immobilizzazioni forzate – cui non segue una giusta riabilitazione – è possibile che si sviluppi una capsulite adesiva della spalla. Un altro fattore predisponente potrebbe essere l’uso prolungato di alcuni farmaci.

Per quanto esistano ragionevoli sospetti, nella maggior parte dei casi, la spalla congelata insorge senza causa apparente.

Diagnosi

Per una corretta diagnosi è opportuno rivolgersi ad uno specialista. Data la peculiarità dei sintomi è possibile che si effettui una diagnosi, con ragionevole certezza, già dopo la prima visita: attraverso l’anamnesi il medico ricaverà i dati necessari, ponendo particolare attenzione ad eventuali sintomi riconducibili alla capsulite adesiva. Da qui passerà all’esame obiettivo, durante il quale condurrà una serie di test che hanno l’obiettivo di verificare la mobilità dell’articolazione della spalla, escludendo così che ci sia una lesione dei tendini della cuffia. In questo modo, l’ortopedico sospetterà la diagnosi che potrà essere confermata con un esame diagnostico per immagini, in genere una radiografia. Difficilmente prescriverà una risonanza magnetica o una TAC che sono più utili ad individuare altri tipi di lesioni, come quelle a carico dei tendini. Attraverso la lastra sarà possibile, invece, escludere artrosi, artrite e calcificazioni di diversa natura, escludendo quindi le altre possibili cause di questa sintomatologia. È possibile che vengano consigliati esami ematici per valutare l’eventuale presenza di fattori predisponenti, come diabete, ipercolesterolemia o disfunzioni tiroidee.

Trattamenti possibili

Essendo spesso sconosciute le cause che portano all’insorgenza della patologia, sono spesso complicate anche le terapie associate. È possibile, infatti, che la patologia si risolva da sola. Perché il decorso sia più breve, in ogni caso, è consigliabile intraprendere un percorso di riabilitazione fisioterapica. In ogni caso la patologia risulta curabile. I trattamenti saranno diversi a seconda della fase della malattia: nella prima fase il trattamento avrà l’obiettivo di ridurre il dolore e l’infiammazione, nelle altre due fasi si lavorerà per ritrovare la mobilità dell’articolazione e rinforzare la muscolatura. Come anticipato, i tempi di recupero sono abbastanza lunghi, anche perché in genere si interviene solo al momento del blocco totale della spalla, quindi quando la patologia è già progredita. Vediamo meglio come si interviene a seconda del momento della diagnosi:

  1. Nella prima fase si dovrà puntare a spegnere l’infiammazione. Verrà prescritta una terapia antinfiammatoria che può prevedere l’utilizzo di farmaci cortisonici per via orale ma anche attraverso infiltrazioni locali di cortisone o acido ialuronico. Per riuscire ad affrontare al meglio il dolore è possibile assumere analgesici che aiutano, in particolare, durante le sedute di fisioterapia. Durante questa fase, infatti, è fondamentale continuare a muovere la spalla il più possibile nel rispetto del dolore, per non far irrigidire ulteriormente l’articolazione. Tuttavia, è possibile che venga prescritto un tutore da indossare in determinati momenti della giornata per riuscire a sopportare al meglio il dolore. Durante la seduta di fisioterapia, lo specialista potrà optare per la massoterapia, terapie manuali di allungamento della muscolatura e mobilitazione della spalla, esercizi che aiutano la mobilità articolare da svolgere in acqua o alcuni esercizi che dovranno essere svolti a casa in autonomia. Si tratta di esercizi di allungamento e mobilitazione, in modo da riuscire a migliorare la mobilità della spalla e ridurre la perdita di tono muscolare. È possibile che i primi benefici si abbiano già in poche settimane. Per contrastare il blocco, potrebbero essere consigliati anche degli impacchi caldi; la vasodilatazione locale – in particolare prima degli esercizi di allungamento – è particolarmente utile per “sciogliere” le articolazioni.
  2. Nella seconda e terza fase sarà fondamentale la riabilitazione fisioterapica. Oltre a massoterapie e manipolazioni potranno essere utili anche trattamenti con ultrasuoni, laserterapia e tens che aiutano il recupero. I miglioramenti non saranno immediati, sarà necessario del tempo – mesi, o anche anni – prima che si possa tornare ad una situazione di normalità.

Ovviamente, oltre a seguire degli specifici percorsi terapeutici è bene fare attenzione alle azioni quotidiane per evitare di peggiorare la situazione. Durante tutto il percorso di riabilitazione, infatti, bisogna assolutamente evitare i movimenti bruschi o sollevare carichi pesanti con il braccio dolente. A volte la spalla congelata assume caratteristiche psicosomatiche, per questo è fondamentale affrontare la terapia in maniera ottimistica: è possibile non notare subito i risultati sperati ma si dovrà mantenere una certa costanza per riuscire a guarire nel più breve tempo e nel miglior modo possibile.

Se questi percorsi non dovessero funzionare e la qualità della vita del paziente dovesse essere compromessa, si valuterà di intervenire chirurgicamente in artroscopia. La necessità dell’intervento, comunque, è un’eventualità molto rara, per cui solo una piccola percentuale dei casi sarà sottoposta ad un intervento.

Ultimamente, molti scelgono di seguire dei percorsi alternativi e complementari, rivolgendosi a specialisti e sottoponendosi a manovre osteopatiche e agopuntura: sebbene non ci siano studi che dimostrano l’efficacia di questi metodi, questi riescono ad apportare considerevoli benefici senza il rischio di effetti collaterali.