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Insufficienza cardiaca

Dott. Federico Beretta

Dott. Federico Beretta


Medico Chirurgo

23 Gennaio 2021 - Ultima modifica: 22 Giugno 2021

Indice:

  1. Introduzione
  2. Cos'è
  3. Le cause
  4. I sintomi
  5. La diagnosi
  6. Prevenzione e trattamento

Introduzione

L’insufficienza cardiaca è una disfunzione cardiaca che riduce la sua capacità di pompare sangue a sufficienza verso l’organismo. Ciò succede perché i fisiologici movimenti di contrazione e rilassamento del muscolo cardiaco diventano inadeguati, per via di un indebolimento e/o di una rigidità.

Spesso asintomatica, l’insufficienza cardiaca può manifestarsi con affaticamento e una sensazione di fiato corto che peggiorano al passare del tempo e, se non diagnosticata per tempo, può portare ad un accumulo di liquido nell’addome, nei polmoni o nelle gambe (edemi). Tale condizione riduce il flusso ematico verso gli organi periferici e provoca un aumento nella pressione di esercizio del circolo polmonare, con conseguenze anche importanti per la salute del paziente.

Sebbene possa manifestarsi a tutte le età, questa condizione è molto più frequente tra gli anziani che - molto spesso - soffrono di patologie delle valvole cardiache o di coronaropatie. Si tratta peraltro di una condizione molto diffusa: attualmente ne sono affette circa 26 milioni di persone nel mondo, ed è un numero destinato a crescere per via dell’incremento dei fattori di rischio (fumo, obesità, diabete, ipertensione).

Insufficienza cardiaca, che cos’è?

Il cuore è un organo fondamentale, ed è importante che svolga il suo lavoro in maniera fisiologica: deve portare il sangue ricco di ossigeno all’organismo (raggiungendo le cellule, i tessuti e gli organi attraverso le arterie) e deve ricevere il sangue ricco di anidride carbonica così da inviarlo ai polmoni. Funziona proprio come una pompa: durante la sistole si contrae e fa uscire il sangue, durante la diastole si rilassa e il sangue può entrare nelle sue camere.

“Insufficienza cardiaca” non vuol dire che il cuore smette di funzionare, ma che non funziona più come dovrebbe: il suo movimento di contrazione e di rilassamento è più debole, e il sangue non fluisce più nel modo adeguato, causando congestioni all’interno dei tessuti (si parla, infatti, di “insufficienza cardiaca congestizia”). La sintomatologia che ne consegue dipende da dove si localizza la congestione: se il malfunzionamento interessa in maniera preponderante il cuore sinistro, si origina una congestione polmonare con conseguente difficoltà respiratoria, se ad essere alterato è il cuore destro, la congestione provoca un accumulo di liquidi generalmente agli arti inferiori.

L’insufficienza cardiaca può essere a frazione di eiezione ridotta (o insufficienza cardiaca sistolica) o con frazione di eiezione preservata (o insufficienza cardiaca diastolica). Nel primo caso il cuore pompa meno sangue di quanto ne riceve, e il sangue si accumula nei polmoni e/o nelle vene. Nel secondo caso il cuore, per via di un’eccessiva rigidità, pompa più sangue rispetto a quanto sarebbe normale: di conseguenza, il sangue si accumula (anche in questo caso) nei polmoni e/o nelle vene. Il problema risiede sempre nel funzionamento del cuore: quando è presente l’insufficienza cardiaca, questo non riesce a contrarsi o a riempirsi di sangue come dovrebbe.

Insufficienza cardiaca, le cause

Difficilmente l’insufficienza cardiaca è causata da un’unica patologia/condizione: in genere sono più cause che, sommate l’una all’altra, vanno ad affaticare o ad irrigidire il cuore compromettendo il suo normale funzionamento.

Principalmente, le cause si dividono in cardiache e non cardiache. Non sono solo le malattie a carico del cuore a causare insufficienza cardiaca: ci sono patologie a carico di altri organi che, improvvisamente o nel tempo, possono compromettere la funzionalità cardiaca.

Tra le malattie che colpiscono il cuore, e causano insufficienza cardiaca, le più comuni sono:

  • malattie coronariche (coronaropatie) quali l’aterosclerosi coronarica, che consiste nel progressivo accumulo di grassi e tessuto cicatriziale nelle arterie: quando queste riducono il loro diametro, il sangue non riesce a fluire e l’ossigeno non raggiunge tutte le aree del muscolo cardiaco;
  • la miocardite, infiammazione del muscolo cardiaco in genere causata da un’infezione virale;
  • le cardiomiopatie, vasto gruppo di patologie che causano affaticamento al muscolo cardiaco;
  • condizioni cardiache genetiche (ci sono bambini che nascono con difetti cardiaci strutturali);
  • aritmie cardiache, capaci di agire come concausa o di peggiorare l’insufficienza cardiaca: quando il cuore batte troppo velocemente o troppo lentamente, non riesce a riempirsi e a svuotarsi in modo corretto;
  • le valvulopatie a danno di una delle quattro valvole unidirezionali contenute nel cuore: quando una valvola si danneggia, per via di un’infezione, di una patologia o di un difetto congenito, il cuore è costretto ad un “superlavoro”;
  • collegamenti anomali tra le camere cardiache;
  • malattie da accumulo e infezioni che irrigidiscono le pareti cardiache (amiloidosi, malattia di Chagas);

Tra le condizioni che non colpiscono direttamente il cuore, ma possono causare insufficienza cardiaca, vi sono:

  • l’ipertensione arteriosa che, quando non trattata, stressa il cuore costringendolo a pompare sangue con una forza eccessiva: le pareti cardiache si irrigidiscono o ispessiscono, e il cuore non si riempie in modo corretto;
  • assunzione di farmaci chemioterapici;
  • compresenza di obesità, ipertensione e diabete;
  • l’anemia, poiché riduce la quantità di ossigeno che arriva dai polmoni ai tessuti per mezzo dei globuli rossi, costringendo il cuore a lavorare di più;
  • ipertiroidismo e ipotiroidismo: nel primo caso il cuore pompa troppo velocemente e non ha il tempo di svuotarsi, nel secondo caso tutti i muscoli si indeboliscono;
  • l’insufficienza renale, poiché il cuore deve compensare l’incapacità dei reni di rimuovere l’eccesso di liquidi dal torrente ematico;
  • elevata pressione nelle arterie polmonari (ipertensione polmonare, presenza di coaguli di sangue all’interno di un’arteria);
  • assunzione di farmaci non-steroidei, che causano un accumulo di liquidi.

Insufficienza cardiaca, i sintomi

I sintomi di un’insufficienza cardiaca possono essere assenti nelle prime fasi della patologia, oppure essere talmente vaghi da essere sottovalutati o confusi con quelli di altre patologie: stanchezza, gonfiore alle caviglie o dispnea (respiro difficoltoso). Altre volte, invece, possono insorgere all’improvviso, quando si verificano eventi gravi come un infarto.

Nella maggior parte dei casi, tuttavia, l’insufficienza cardiaca origina in maniera progressiva e la sintomatologia peggiora nel corso di giorni, mesi oppure anni. Manifestazioni tipiche sono, per l’appunto, l’affaticamento, le difficoltà respiratorie o l’accumulo di liquidi negli arti inferiori. I pazienti più anziani possono avvertire anche disorientamento, confusione e sonnolenza.

Insufficienza cardiaca destra o sinistra

Più nello specifico, l’insufficienza cardiaca destra causa con maggiore frequenza edema agli arti inferiori, a livello dell’addome o del fegato a seconda della quantità di liquido e della posizione che il corpo assume. Quando si accumula nell’addome, il liquido può indurre nausea e perdita dell’appetito: quando la condizione si aggrava, il paziente può soffrire di una perdita di peso e di tessuto muscolare importante. Talvolta, l’insufficienza cardiaca destra provoca anche pelle secca nella parte inferiore delle gambe ed eczema.

L’insufficienza cardiaca sinistra causa, invece, un accumulo dei liquidi prevalentemente concentrato a livello polmonare che si traduce in respiro affannoso, specialmente durante la notte, e in un indebolimento muscolare. I polsi periferici possono essere ridotti, può presentarsi edema polmonare ed il paziente può presentare cianosi, tosse secca incoercibile e perdita di peso.

Insufficienza cardiaca grave

Quando l’insufficienza cardiaca si aggrava può comparire il cosiddetto “respiro periodico” (o respiro di Cheyne-Stokes): respiri veloci e profondi seguiti da respiri lenti e da lunghe apnee. Tale condizione si verifica di notte, e si presenta un paio di volte al minuto per un periodo di tempo significativo.

Altri sintomi di un’insufficienza cardiaca grave sono l’apnea ostruttiva del sonno (per via dell’obesità o a causa dell’eccesso di liquido attorno alla gola), l’edema polmonare acuto, la formazione di coaguli di sangue nelle camere cardiache ed un progressivo declino delle funzioni cognitive.

Le complicanze di tale condizione sono:

  • insufficienza renale;
  • valvulopatie;
  • ictus;
  • infarto;
  • danni epatici.

Insufficienza cardiaca, la diagnosi

All’insorgere di sintomi sospetti, è fondamentale rivolgersi con tempestività al proprio medico curante, che prescriverà degli esami e/o una visita specialistica con il cardiologo.

La diagnosi di insufficienza cardiaca comprende un esame obiettivo ed una serie di esami diagnostici:

  • radiografia del torace, con cui è possibile individuare una congestione dei vasi sanguigni, un cuore ingrossato o un accumulo di liquido nei polmoni;
  • elettrocardiogramma, per valutare il ritmo cardiaco, lo spessore delle pareti ventricolari e la presenza di eventi infartuali pregressi (che possono essere anche silenti);
  • esami del sangue, per verificare i livelli dei peptidi natriuretici.

Sebbene esistano numerosi altri esami (risonanza magnetica, scintigrafia, tac, test da sforzo), il più completo per la valutazione di un’insufficienza cardiaca è l’ecocardiografia: onde ad ultrasuoni vengono riflesse dalle strutture cardiache e permetto dono di un’immagine del cuore e di analizzare il funzionamento delle valvole cardiache, le modalità di contrazione e di rilassamento e l’eventuale ispessimento delle pareti. È l’esame che fornisce al medico il maggior numero di informazioni, poiché è utile a stabilire il tipo di insufficienza cardiaca.

Insufficienza cardiaca, prevenzione e trattamento

Per ridurre il rischio di sviluppare insufficienza cardiaca, è necessario tenere sotto controllo i fattori di rischio: obesità, ipertensione arteriosa, anemia, aritmie, disturbi tiroidei o eccesso di alcol.  È il motivo per cui, quando l’insufficienza è diagnostica, il primo trattamento consiste in un cambiamento delle abitudini di vita: il medico stabilirà un programma di attività fisica adeguata alle condizioni del paziente e prescriverà una dieta sana. È necessario evitare il fumo, l’alcol e l’eccesso di sodio, oltre che tenere sotto controllo il peso per verificare se è presente ritenzione idrica (un aumento di peso molto rapido è sospetto).

A seconda del tipo di insufficienza cardiaca di cui si soffre, il medico prescriverà specifici farmaci:

  • diuretici, per contrastare la ritenzione idrica;
  • ACE-inibitori, indicati in caso di insufficienza cardiaca sistolica, in quanto dilatano i vasi sanguigni e stimolano la funzionalità dei reni;
  • bloccanti dei recettori dell’angiotensina II, prescritti ai pazienti che non tollerano gli ACE-inibitori;
  • inibitori del recettore dell’angiotensina/della neprilisina, farmaci di nuova generazione;
  • beta-bloccanti, prescritti in associazione agli ACE-inibitori e capaci di incrementare la sopravvivenza e la funzionalità cardiaca;
  • antagonisti dell’aldosterone;
  • digossina, per aumentare la forza di contrazione del muscolo cardiaco;
  • vasodilatatori, prescritti più raramente e limitati in genere ai pazienti che non possono assumere ACE-inibitori né bloccanti dei recettori dell’angiotensina II.

Talvolta, l’insufficienza cardiaca richiede un approccio chirurgico:

  • i defibrillatori cardiaci impiantabili (ICD), simili ai pacemaker, servono a controllare il ritmo cardiaco;
  • la terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT) aiuta i ventricoli a contrarsi in maniera sincrona mediante l’invio di impulsi elettrici;
  • i dispositivi di assistenza ventricolare sinistra (LVAD) supportano un cuore indebolito, e possono essere impiegati in attesa o in alternativa al trapianto;
  • il trapianto di cuore si rivela in taluni casi l’unica possibilità di sopravvivenza, ma richiede spesso mesi o addirittura anni prima che si trovi un donatore compatibile.

Le possibilità di sopravvivenza, per chi soffre di insufficienza cardiaca, dipendono da quanto grave è la condizione e dallo stato di salute generale del paziente. Circa il 50% dei pazienti vive oltre dieci anni dopo la diagnosi, ma quando l’insufficienza è grave la metà di chi ne soffre non sopravvive oltre due anni. Il trattamento serve a migliorare le condizioni di vita del paziente, ma non arresta la malattia: a lungo andare, le condizioni di salute peggiorano e le opzioni di trattamento si riducono. La morte improvvisa, in caso di insufficienza cardiaca, non è rara.