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Diabete mellito tipo 1: sintomi, dieta e cura

Dott. Pasquale Villano

Dott. Pasquale Villano

PEDIATRIA
Medico chirurgo specialista in pediatria e diabetologia

21 Marzo 2022 - Ultima modifica: 28 Marzo 2022

Il diabete di tipo 1, chiamato anche diabete giovanile per la sua tendenza a svilupparsi prevalentemente durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, è una malattia autoimmune

Il sistema immunitario, identificando le cellule del pancreas che producono insulina (cellule Beta) come estranee e dannose, è portato ad attaccarle e quindi distruggerle.

A fronte di ciò, si assiste a una progressiva riduzione culminante nell’azzeramento della produzione d’insulina, ormone il cui compito è regolare il livello di glucosio nel sangue.

Si verifica, pertanto, una situazione di eccesso di glucosio nel sangue denominata iperglicemia. La mancanza o la scarsità di insulina, quindi, non consente all’organismo di impiegare gli zuccheri introdotti attraverso l’alimentazione.

Gli zuccheri non processati vengono così eliminati con le urine. In una circostanza simile, il corpo è costretto a produrre energia in altri modi.

Principalmente attraverso il metabolismo dei grassi, inducendo la produzione di quelli che vengono definiti corpi chetonici.

L’accumulo di questi ultimi nell’organismo, in assenza di un intervento tempestivo, può provocare effetti molto pericolosi fino al coma.

La differenza fra diabete mellito di tipo 1 e 2

A differenza del diabete di tipo 1, caratterizzato da assenza di secrezione insulinica per effetto di un processo autoimmune, nel diabete di tipo 2 non c’è una mancata produzione di insulina.

Così come manca una risposta immunitaria che impedisce al pancreas di funzionare. Si assiste invece ad una ridotta quantità o quella che viene definita insulino-resistenza.

Ossia un inadeguato utilizzo del glucosio da parte delle cellule. Altra differenza tra le due tipologie di diabete risiede nell’età di insorgenza.

Il diabete di tipo 2, infatti, compare tipicamente dopo i 40 anni, anche se l’età d’insorgenza sta progressivamente riducendosi per la sempre maggiore diffusione dell’obesità anche nella fascia più giovane d’età.

Il diabete mellito di tipo 1 rappresenta circa il 10% dei casi di diabete. Si sviluppa in genere durante gli anni dell’adolescenza.

Può comparire anche in bambini molto piccoli (perfino neonati) o in giovani adulti e dura tutta la vita. Il diabete di tipo 1 può essere distinto in due principali categorie.

Il diabete mellito autoimmune

Fino a non molto tempo fa noto con il nome di diabete insulinodipendente. Insorge nella stragrande maggioranza dei casi durante l’infanzia o l’adolescenza (diabete infantile), anche se non sono rari i casi tra gli adulti.

È generato dalla distruzione delle cellule Beta da parte di anticorpi. La rapidità di distruzione di tali cellule varia a seconda del soggetto interessato, in alcuni è elevata e in altri molto lenta.

La forma a progressione rapida si manifesta soprattutto, ma non esclusivamente, nei bambini. La forma lentamente progressiva tipicamente negli adulti e talvolta viene denominata diabete autoimmune latente dell’adulto (LAD).

Diabete mellito idiopatico

Si tratta di una forma piuttosto rara del tipo 1, che si manifesta principalmente nei soggetti di etnia africana o asiatica. È caratterizzato da carenza di insulina permanente accompagnata da chetoacidosi.

Non c'è alcuna evidenza di autoimmunità. Per il diabete mellito di tipo 1 idiomatico non si conoscono ancora le cause all’origine.

Indice

  1. La differenza fra diabete mellito di tipo 1 e 2
  2. Sintomi
  3. Dieta per il diabete di tipo 1
  4. Cura del diabete mellito

Sintomi

L’assenza (o scarsità) di insulina non consente all’organismo di impiegare il glucosio per produrre l’energia necessaria al suo funzionamento.

Conseguentemente, il glucosio assunto con l’alimentazione non viene utilizzato ma eliminato dal corpo attraverso il processo di minzione.

Ciò genera un aumento del volume urinario, con conseguente incremento della sensazione di sete, e un calo di peso improvviso in quanto non vengono trattenute le sostanze nutritive.

I sintomi del diabete di tipo 1, che tendono a presentarsi in modo più veloce e serio rispetto al diabete di tipo 2, tipicamente includono:

  • spossatezza
  • polidipsia, ossia aumento della sete 
  • poliuria, cioè aumento della diuresi
  • polifagia paradossa (perdita di peso improvvisa non connessa a variazioni nella dieta)
  • malessere
  • dolori addominali

Nei casi più gravi possono insorgere anche confusione mentale e perdita di coscienza. Le maggiori complicazioni derivanti dal diabete possono arrecare al paziente danni anche seri a livello neurologico, renale, oculare e cardio-cerebrovascolare.

Spesso la prima manifestazione del diabete di tipo 1 è la chetoacidosi diabetica: l'aumento della quantità di corpi chetonici nel sangue.

In alcuni casi si riscontra un’interruzione dei sintomi subito dopo questa prima fase; è una condizione passeggera, nota come luna di miele, che può protrarsi solo per pochi mesi.

Trascorso questo breve periodo i sintomi si ripresentano e permangono stabilmente dando vita alla patologia vera e propria.

Dieta per il diabete di tipo 1

Una dieta sana e bilanciata è essenziale in caso di diabete giovanile. Congiuntamente alla corretta somministrazione di insulina, l'alimentazione concorre al mantenimento di un adeguato compenso metabolico, obiettivo prioritario per ogni soggetto diabetico.

L’alimentazione del bambino diabetico di tipo 1 nella sostanza non differisce da quella di un bambino non diabetico. Partendo da esigenze nutrizionali simili, essa punterà a un accrescimento armonico e al conseguimento e mantenimento del peso ideale.

Anche per i bambini vigono gli stessi principi generali validi per il regime alimentare degli adulti. Ripartizione e numero dei pasti, distribuzione delle calorie fra i vari principi alimentari e così via.

Con l’accortezza che, trattandosi di un organismo in crescita, è consigliabile lasciare che il bimbo si alimenti a sazietà.  Anche il gelato, con gli accorgimenti del caso, può essere inserito nella dieta dei bambini colpiti da diabete.

È opportuno poi che un corretto bilanciamento di tutti gli elementi della dieta sia associato a un regolare esercizio fisico.

Posto che una dieta appropriata e bilanciata in caso di diabete giovanile può essere prescritta solo dal medico specialista, l’alimentazione dovrebbe indicativamente seguire uno schema simile:

  • i carboidrati devono costituire il 55% circa delle calorie totali. E accompagnarsi a congrue quantità di fibre vegetali, specie idrosolubili come quelle di legumi, frutta e verdura. Sono preferibili cibi con carboidrati complessi quali pasta, riso, patate e pane
  • le proteine devono rappresentare circa il 15% delle calorie, possono essere sia di origine animale animali (latte, carne, uova, pesce) sia vegetali (legumi secchi, riso, pasta)
  • i grassi devono coprire circa il 30% delle calorie totali; sono suggeriti quelli vegetali 
  • le vitamine e i sali minerali non apportano calorie e sono fondamentali per una dieta ben equilibrata
  • le fibre hanno un effetto positivo sul metabolismo lipidico e glucidico; si consigliano in modo particolare legumi, verdure a foglia verde, frutta, cereali integrali
  •  I cibi dolci come torte o gelati possono essere consumati, ma nell’ambito di un pasto ricco di verdure e fibre.

Gli "strappi alla regola" nel bambino diabetico

Per quanto riguarda abitudini come quella di consumare pasti in un fast food, nel caso di un bambino affetto da diabete di tipo 1 è sicuramente sconsigliato eccedere in tal senso, ancor di più che in condizioni normali.

Se però l’alimentazione seguita è bilanciata, un pasto occasionale di questa tipologia non risulterà nocivo. È comunque suggerito assumere porzioni di verdura ed evitare ketchup e senape, contenenti molto sodio.

È sempre importante, inoltre, leggere con attenzione le etichette dei prodotti, soprattutto per accertarsi del loro contenuto in zuccheri.

Si raccomanda grande attenzione nel caso di prodotti “senza zucchero”, in quanto sono spesso ricchi di grassi e quindi ipercalorici.

Di grande rilievo nell’ambito di un regime alimentare adeguato è il counting dei carboidrati. Quest’ultimo ha la funzione di ottimizzare la terapia insulinica, valutando l’entità della dose di insulina prima del pasto, in relazione al pasto stesso. 

Tale principio fa evidentemente parte di un’educazione alimentare volta al bimbo e alla sua famiglia. La dieta viene solitamente erogata da uno specialista (il dietologo) all’interno del progetto di educazione terapeutica per la gestione del diabete.

La ripartizione dei pasti

Alla fine del percorso, il soggetto diabetico sarà capace di stabilire equivalenze dirette tra i piatti che abitualmente assume e il loro appropriato bolo insulinico.

Infine, l’alimentazione di un bambino diabetico dovrebbe contemplare la seguente distribuzione dei pasti:

– 2 principali

– 3 secondari, ossia prima colazione, spuntino a metà mattina, merenda

– 1 spuntino prima di coricarsi per chi ne ha l’abitudine.

Come brevemente accennato, un’alimentazione sana e corretta dovrebbe accompagnarsi a una regolare attività fisica. Anche nell’ottica di prevenzione delle complicanze cardiovascolari. 

Nell’adolescente, ad esempio, lo sport rappresenta un importante momento di socializzazione. Un ragazzo diabetico avverte probabilmente più disagio nei luoghi dove l’aggregazione avviene intorno a cibi o bevande che non su un campo di gioco.

L’attività sportiva presenta tuttavia dei rischi ed è per questo che non può essere esente da un certo tipo di organizzazione. Allenamenti e incontri possono essere previsti e inseriti nella pianificazione alimentare e delle dosi di insulina.

Inoltre, nell’attività sportiva il ragazzo deve sempre avere a portata di mano una riserva di zuccheri semplici e un dispositivo per la misurazione della glicemia.

È fondamentale che coach o altre figure adulte di riferimento siano informate sul rischio di crisi ipoglicemie e sulle misure da adottare con i pazienti affetti da diabete di tipo 1.

Cura del diabete mellito

Oggi ancora non esiste una cura per il diabete mellito di tipo 1. L’unica terapia praticabile è la somministrazione esogena a vita di insulina.

Il rispetto della terapia insulinica unitamente a una dieta equilibrata e all’esercizio fisico consentono un controllo efficace della glicemia.

L’insulina viene somministrata prevalentemente con iniezioni nel tessuto sotto cutaneo da cui poi si diffonde a tutto l’organismo.

Il compito dell’insulina esogena (somministrata tramite iniezione) è simulare quanto più possibile l’azione dell’insulina endogena (ossia prodotta dall’organismo).

Questo vale sia per quanto riguarda l’insulinizzazione basale (costante nell’arco della giornata) che acuta (in seguito ai pasti) e quindi consentire un normale utilizzo del glucosio da parte delle cellule sia a digiuno sia dopo i pasti.

Negli ultimi anni i progressi in campo scientifico hanno reso la terapia insulinica molto più facile da seguire, senza vincoli troppo rigidi in modo da  non  dover rinunciare alla spontaneità nel proprio quotidiano.

In precedenza la vita dei diabetici risultava fortemente penalizzata dall’esigenza di eseguire le iniezioni di insulina a orari ben precisi e in relazione ai pasti.

Regole ferree spesso difficili da rispettare in modo preciso, soprattuto se si considera che il diabete mellito di tipo 1 colpisce prevalentemente i bambini e gli adolescenti.

Oggi i pazienti con diabete di tipo 1 possono finalmente mangiare quando vogliono mantenendo comunque un ottimo controllo glicemico.

Il tutto grazie alla valutazione quantitativa dei carboidrati, al controllo dei livelli di glicemia e agli eventuali aggiustamenti nei dosaggi di insulina.

Di fondamentale importanza nella terapia del diabete di tipo 1 è l’auto controllo quotidiano della glicemia. Si fa riferimento a una serie di operazioni da svolgere ogni giorno in autonomia e comodamente a casa per monitorare il livello di glucosio nel sangue.

L’autocontrollo è una pratica essenziale per:

  • conseguire un adeguato compenso metabolico
  • prevenire o ritardare l’insorgenza delle complicanze acute (chetoacidosi e ipoglicemia)
  • prevenire o ritardare l’insorgenza delle complicanze croniche.