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Dott. Federico Beretta

Dott. Federico Beretta


Medico Chirurgo

17 Febbraio 2021 - Ultima modifica: 29 Giugno 2021

Indice:

  1. Introduzione
  2. Quanto influisce la tipologia di cartilagine
  3. Tipologie e sintomi
  4. Stadi di gravità
  5. Cause
  6. Diagnosi
  7. Trattamenti

Introduzione

Condropatia” è un termine generico che indica una qualsiasi lesione della cartilagine. Frequentemente si tratta di alterazioni di natura infiammatoria o post-traumatica.

La cartilagine è un tessuto connettivo specializzato che si ritrova in diversi distretti corporei. E’ presente tra un osso e l’altro e ha lo scopo di fornire sostegno, ammortizzare gli urti e ridurre lo sfregamento tra i capi ossei. Come ogni altro tessuto, anche la cartilagine può essere soggetta a traumi e lesioni, che la sottopongono ad una progressiva erosione. Quando la sua superficie si assottiglia, accade che ci sia uno sfregamento osseo che, a lungo andare, può portare a varie conseguenze sull’articolazione interessata e su tutta l’area circostante.

La situazione può aggravarsi ulteriormente con la formazione di osteofiti, vere e proprie spine ossee che si creano nel distretto periarticolare, andando a danneggiare ulteriormente tutti i tessuti. Purtroppo, la cartilagine è un tessuto privo di vasi sanguigni e perciò la sua ricostruzione risulta particolarmente complicata. Per questo le condropatie fanno parte delle malattie degenerative e, il più delle volte, l’unico modo per risolverle è la ricostruzione artificiale della cartilagine tramite intervento chirurgico.

Da una metanalisi degli studi disponibili, è emerso che i soggetti maggiormente colpiti da condropatie di ogni tipo, siano i giovani, gli sportivi e le donne. Mentre la ragione per cui queste ultime sono inserite nella lista risiede nella minore disponibilità di forza e massa muscolare, per le altre due categorie il discorso è più complesso. Adolescenti e giovani sono tra i soggetti più colpiti non solo perché più attivi ma anche perché, in fase di crescita, possono esserci dei rimodellamenti della struttura cartilaginea che la predispongono ad alterazioni patologiche. Negli sportivi, la condropatia è invece data da microtraumi ripetuti che, nella maggioranza dei casi, derivano dalla pratica di esercizi ad alto impatto come le attività atletiche, che vanno a sollecitare di molto i distretti articolari.

Quanto influisce la tipologia di cartilagine sullo sviluppo di una condropatia?

Anche se il tessuto cartilagineo presente in tutto il nostro organismo è formato solo ed unicamente da un tipo di cellule, i condrociti, sono stati individuati diversi tipi di cartilagine in base alla loro composizione e localizzazione anatomica.

La cartilagine ialina è la più diffusa nell’organismo ed è quella che, per effetto della sua localizzazione non a diretto contatto con le articolazioni, si lesiona molto più raramente. Si tratta della cartilagine presente a livello del naso, ma anche della laringe, della trachea, dei bronchi e delle coste.

La cartilagine elastica è in grado di rispondere ad urti e flessioni improvvise, senza rompersi. È quella che contribuisce alla formazione dei nostri padiglioni auricolari, delle tube di Eustachio e dell’epiglottide.

Infine, la cartilagine fibrosa è tipica dei dischi intervertebrali e dei menischi. Trovandosi direttamente nei distretti articolari, è l’unica che, per sua natura, resiste maggiormente a sollecitazioni e carichi.

Tipologie di condropatia e sintomi

Ecco un elenco delle condropatie più diffuse e la sintomatologia a cui si associano.

L’osteoartrite, chiamata più comunemente artrosi, è un processo infiammatorio che colpisce lo strato cartilagineo che ricopre le ossa. Di tipo degenerativo, può peggiorare col passare del tempo. I quadri più gravi sono, infatti, rilevati nei pazienti anziani. L’artrosi può localizzarsi in tutte le articolazioni, ma le più soggette sono quelle delle mani, delle ginocchia e della colonna vertebrale. L’osteoartrite si presenta con sintomi quali dolore articolare, edema e rigidità che rende difficili i movimenti. Se non trattata per tempo, può creare osteofiti ossei molto dolorosi.

Condropatia rotulea o patellare. È la forma artrosica più diffusa, caratterizzata dall’erosione della cartilagine presente tra rotula e femore. In fasi avanzate, l’infiammazione interessa tutta l’articolazione del ginocchio. Quando viene meno lo strato cartilagineo tra le due ossa, che di solito non si toccano, queste iniziano a sfregare tra loro, infiammando i tessuti molli circostanti. Può colpire un solo ginocchio o entrambi ed è tipica degli sportivi. Per questo è detta impropriamente “ginocchio del corridore”. Negli adolescenti è effetto di particolari cambiamenti ormonali che rendono la cartilagine più debole. Mentre negli adulti può essere asintomatica, con l’avanzare dell'età può presentarsi dolore sotto sforzo o a riposo, difficoltà nel salire e scendere le scale e scricchiolio alla flessione del ginocchio.

Condrosarcoma. È un tumore maligno che si genera a partire dai condrociti della cartilagine. Grazie al sistema vascolare e linfatico si può estendere fino alle ossa. Le zone cartilaginee più colpite da questa neoplasia sono scapole, omero, coste, femore ed ossa iliache. I sintomi sono dolore alle ossa ed alle articolazioni con predisposizione a fratture patologiche e metastasi.

La costocondrite è la condropatia che interessa le cartilagini costali. Di norma appare in seguito ad intensi traumi toraci, come ad esempio quelli che si possono subire durante l’attività sportiva o a seguito di incidenti stradali. Può insorgere, più raramente, per infezioni batteriche, tumori (al seno e polmoni) e patologie infettive come tubercolosi, salmonella, stafilococco e malattie sessualmente trasmissibili. Il sintomo tipico è il dolore al torace che può irradiarsi anche all’addome e alla schiena.

La Sindrome di Tietze è una patologia, ora considerata una forma severa di costrocondrite, caratterizzata da dolore e tumefazione delle cartilagini costali superiori.  Il dolore è solitamente monolaterale e risulta aggravato dai movimenti bruschi del torace (tosse, stranuti, flessione del tronco) ma anche da ansi, stress e variazioni microclimatiche.

È una condropatia tipica l’ernia del disco. I dischi intervertebrali fungono da cuscinetto tra una vertebra e l’altra e hanno lo scopo di assorbire gli urti e i traumi a cui la colonna è sottoposta. Può succedere che, in seguito a traumi, ad un sollevamento erroneo di pesi, ma anche per il mantenimento di posture scorrette e invecchiamento fisiologico, la cartilagine di tali dischi si fratturi facendo fuoriuscire il nucleo polposo. I sintomi che si avvertono sono dolore alla schiena, intorpidimento e dolore agli arti inferiori con possibile sciatica, dolore e rigidità cervicale.

Meno diffusa delle precedenti, la policondrite è un’infiammazione della cartilagine ialina o elastica di naso, padiglione auricolare, laringe, trachea, bronchi e costole. La causa scatenante è un’anomalia del sistema immunitario che provoca sintomi quali gonfiore e dolore e, nel caso in cui interessi le vie respiratorie superiori, raucedine.

Con osteocondrite si intende un gruppo di patologie degenerative che interessano cartilagine articolare e l’osso sottostante. Si presenta con dolore e difficile mobilità, gonfiore e debolezza articolare. Possono degenerare in osteonecrosi. Risultano più colpite ginocchia, caviglie e gomiti e sono frequentemente causate da infortuni e attività sportive ad alto impatto.

Tra le condropatie di origine genetica citiamo la condrodisplasia che si manifesta con deformazioni e disallineamento scheletrico e l’acondrodisplasia caratterizzata dalla ridotta formazione di cartilagine nelle ossa lunghe. Nell’acondrodisplasia, le ossa non crescono completamente dando origine a nanismo.

Stadi di gravità

Per una migliore comprensione del problema ed una migliore gestione dei pazienti, le condropatie sono state classificate in 5 diversi gruppi a seconda delle caratteristiche della lesione e dell’intensità dei sintomi. 

Caratteristiche della lesioneIntensità dei sintomi
Condropatia di grado 0La cartilagine è normale, non ha lesioni evidenti.Si avvertono i primi sintomi specifici, seppur lievi.
Condropatia di grado 1La cartilagine è lievemente lesionata in alcune aree.I sintomi sono più intensi.
Condropatia di grado 2La cartilagine presenta piccole crepe superficiali.Il dolore ed il fastidio all’articolazione iniziano ad essere intensi e costanti.
Condropatia di grado 3Circa il 50% della cartilagine ha lesioni profonde.Il dolore ed il fastidio all’articolazione diventa intenso e costante. Mobilità e  flessibilità articolare diminuiscono.
Condropatia di grado 4Le lesioni alla cartilagine sono così pronunciate che si intravedono le ossa sottostanti.Il dolore ed il  fastidio all’articolazione diventano intensi e costanti, tali da impedire anche i movimenti più banali.

Cause

Le condropatie possono insorgere per diverse motivazioni. La causa più comune è quella post-traumatica. L’articolazione può essere danneggiare anche da infiammazioni, che possono essere la diretta conseguenza di posture erronee. In entrambi i casi, i condrociti impiegano molto tempo a riprodursi e non lo fanno mai completamente, per questo ogni tipo di condropatia è tendenzialmente degenerativa.

La condromalacia rotulea è una patologia caratterizzata dalla degenrazione della superficie che riveste la parte posteriore della rotula. È frequente nell’età giovanile. I ragazzi non sono solo più attivi e sportivi (sottopongono il corpo a traumi maggiori), ma presentano un assetto ormonale agisce negativamente sulla robustezza della cartilagine, rendendola più debole più facilmente lesionabile.

L’intensa attività sportiva è la causa principale di molti tipi di condropatia per i continui microtraumi che l’organismo subisce nelle attività ad alto impatto. Se si sospetta questa causa, anche allo stadio iniziale e con lievi sintomi, è bene interrompere l’attività. Gli sport che più frequentemente predispongono ad una condropatia sono: running, jogging, atletica, calcio, rugby e basket.

Anche il sesso e la genetica danno il loro contributo nell’insorgenza di condropatie. Queste patologie sono più frequenti nelle donne molto probabilmente perché, rispetto agli uomini, la forza e la massa muscolare sono ridotte.

Condropatie, la diagnosi

Per inquadrare una condropatia, è necessario recarsi dal proprio medico curante non appena se ne avvertono i sintomi tipici, specialmente dolore, gonfiore e scricchiolii articolari.

La visita includerà una prima fase di anamnesi cui segue un accurato esame obiettivo, durante il quale vengono di norma svolti test muscolari e cinetici per vedere come rispondono le articolazioni ai diversi stimoli e per capire l’entità del danno.

Nel caso in cui, a seguito delle informazioni ricavate dall’anamnesi e dall’esame obiettivo, si sospetti la presenza di una condropatia, sarà necessario sottoporre il paziente ad ulteriori indagini. La radiografia è utile a mostrare lesioni della cartilagine ed un eventuale disallineamento osseo, oltre che la presenza di fenomeni artrosici. Tecniche più avanzate di imaging biomedico, come la risonanza magnetica, permettono di osservare lo stato di salute dei tessuti molli, cioè muscoli, tendini e legamenti vicino all’articolazione.

Qualora le tecniche diagnostiche non fornissero risposte soddisfacenti, il medico può optare per un’artroscopia. L’esame viene eseguito introducendo, nella cavità articolare opportunamente preparata, uno strumento in grado di visionare direttamente le superfici articolari. Questa tecnica consente anche di eseguire dei trattamenti, grazie alla possibilità di introdurre strumenti operativi.

Condropatie, i trattamenti

I trattamenti variano in base all’area anatomica colpita e allo stadio di gravità dei sintomi. Anche se si cerca sempre di ricorrere alla sola terapia conservativa, che si serve di farmaci e fisioterapia, può essere necessario, nei casi più gravi, il ricorso alla via chirurgica.

Sarà compito del medico stabilire quale iter è più opportuno seguire, anche a fronte della storia clinica del paziente, la sua età, il sesso e le attività che normalmente svolge nella vita quotidiana. In base alle caratteristiche del paziente si potranno stimare i tempi di recupero e la prognosi.

La terapia conservativa è quella più adatta a risolvere i casi di condropatia lieve, dal grado 0 al grado 2. Questo approccio prevede una combinazione di rimedi farmacologici, naturali e l’esercizio fisico:

  • Gestione del dolore con FANS. Quando il dolore è intenso, si può impostare un trattamento con farmaci cortisonici che, però, deve essere però di breve durata, pena importanti effetti collaterali.
  • Una dieta equilibrata e adeguato esercizio fisico sono utili per il controllo del peso. Mantenersi nel proprio peso forma è fondamentale se si vuole diminuire il carico a danno delle articolazioni.
  • Esercizi di fisioterapia da svolgere sia sotto controllo medico che a casa per far sì che il miglioramento delle funzioni sia costante. Gli esercizi devono essere mirati, ma non affaticare ulteriormente le articolazioni sotto osservazione.
  • Kinesiterapia. L’applicazione di cerotti di Kinesio sulla cute vicino all’articolazione interessata contribuisce a rilassare i muscoli e diminuire il dolore, oltre che amplificare i movimenti.
  • Laser terapia e onde d’urto dirette all’articolazione in esame, contribuiscono di norma a ridurre il dolore.
  • Infiltrazioni di acido ialuronico nell’area articolare infiammata possono diminuire il dolore e permettere i movimenti.

La nuova frontiera della medicina rigenerativa sta valutando le potenzialità del Plasma Ricco di Piastrine (PRP). Inoltre, è stata scoperta una particolare molecola, il gel di poliacrilamide, in grado di alleviare i sintomi tipici delle condropatie. Protegge la cartilagine articolare e non permette che si danneggino ulteriormente. Il gel, direttamente iniettato nell’articolazione interessata, è composto da ioni d’argento che fungono da battericidi. Riduce inoltre il dolore perché agisce sulle terminazioni nervose dell’articolazione. Viene assorbito lentamente dall’organismo, quindi la sua azione protettiva e antidolorifica dura più a lungo rispetto ad altre terapie.

I rimedi naturali più utilizzati riducono il dolore ma sono efficaci solo per le condropatie lievi:

  • Applicazione di ghiaccio (3 volte al dì per 10/15 minuti). Il freddo allevia il dolore e l’infiammazione
  • Creme e pomate all’arnica e antinfiammatorie
  • Riposo per alcuni giorni quando l’articolazione è dolorante e gonfia
  • Tutori che riducano il carico a livello dell’articolazione.  

Se la terapia conservativa non dà le risposte sperate, l’unica soluzione per alleviare il dolore e ripristinare la mobilità è la via chirurgica. Ad oggi, l’intervento più utilizzato è di tipo mininvasivo e utilizza l’artroscopica. Sempre più utilizzata per trattare le condropatie di spalla, gomito, polso, caviglia, ginocchio e anca, non richiede ricovero ospedaliero e il paziente può tornare a casa dopo alcune ore dall’operazione.