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Colangite: sintomi, cause e cura

Dott. Carlo Zampori

Dott. Carlo Zampori

GASTROENTEROLOGIA
Medico Chirurgo specialista in Chirurgia dell'Apparato digerente ed Endoscopia Digestiva

25 Novembre 2021 - Ultima modifica: 30 Novembre 2021

La colangite è una forte infiammazione (della anche flogosi) dei dotti biliari che si verifica quanto c’è una ostruzione meccanica delle vie biliari.

Questi blocchi possono essere dovuti alla formazione di calcoli, ma anche originati da processi ostruttivi complicati dalla presenza di infezioni batteriche o parassitarie, sia di natura benigna che maligna. L’infiammazione dei dotti biliari può dipendere anche da meccanismi autoimmuni. Ma quante forme di colangite possono verificarsi?

  • Colangite infettiva o ascendente: la sua causa più comune è la coledocolitiasi 
  • Colangite acuta suppurativa
  • Colangite sclerosante: si verifica quando l’infiammazione dei dotti biliari arriva da meccanismi autoimmuni
  • Colangite tossica: è provocata dal reflusso dei succhi pancreatici
  • Colangite chimica
  • Colangite allergica

Indice

  1. Le forme infettive
  2. La colangite sclerosante
  3. Diagnosi ed esami

Le forme infettive: cause e sintomi

La colangite infettiva può essere di tipo acuto oppure cronica. La forma acuta infettiva è favorita dalla stasi biliare e originata da processi ostruttivi delle vie biliari extraepatiche e dall’infezione batterica a carico della bile. È raro che i batteri si propaghino per via ematica, più facilmente l’infezione si sviluppa per via ascendente (da cui il nome della malattia, colangite ascendente).

Fra i batteri più rari che possono infestare la bile c’è l’ascaris lumbricoides o il clonorchis sinensis. Fra i più comuni troviamo l’escherichia coli, i pnemobacilli, la famiglia degli streptococchi, il batterio della salmonella, l’enterobacter, la clostridia, la knebsiella e lo pseudomonas.

Quando i batteri non sono responsabili, la colangite infettiva può essere provocata anche da lesioni a seguito di interventi chirurgici eseguiti su stomaco, sul duodeno o sull'appendice. Più raramente avviene in presenza di problematiche a carico dell’apparato digerente.

Per esempio il tifo, le fistole intestinali, l’ulcera, i diverticoli duodenali e l’appendicite acuta. Può associarsi anche a disturbi a carico del pancreas, come fibrosi cistica, pancreatiti e tumori pancreatici o dei linfonodi e del fegato, oltre alla tubercolosi.

Quando le infezioni batteriche sono particolarmente serie sono interessate dalla presenza di pus e portano alla colangite acuta suppurativa, che favorisce complicanze come la necrosi, l’emorragia e il rischio di ulcera. Quali sintomi sono associati alla colangite infettiva?

A seconda dello stato di salute del paziente possono presentarsi sintomi epatici quali nausea, vomito e difficoltà digestive. Ma anche febbre intermittente, dolori addominali, brividi, ittero (o in generale alterazioni del colore della pelle), urine scure e feci chiare. La compresenza di febbre, ittero e dolore all’ipocondrio destro è detta sindrome di Charcot e si associa alla colangite.

La colangite sclerosante

L’origine della colangite sclerosante è autoimmune: l’infiammazione dei dotti biliari si manifesta spontaneamente, per via di reazioni immunitarie avverse a carico delle vie biliari che si restringono in modo anomalo creando un blocco. 

Colangite: diagnosi ed esami

Il medico specializzato in gastroenterologia tratta tutte forme di colangite. Verificati i sintomi la prima cosa sarà prescrivere gli esami del sangue con lo scopo di verificare i parametri ematochimici. In presenza di colangite infettiva sarà caratteristico notare il rialzo della bilirulina, del numero dei globuli bianchi (leucocitosi neutrofilia), della Ves e degli enzimi correlati alla stasi biliare come la fosfatasi alcalina.

Un apposito esame, chiamato colangiografia, è in grado di analizzare i dotti biliari verificando la presenza di irregolarità e stenosi e monitorando il deflusso e gli eventuali ostacoli meccanici presenti. Ecografia, Tac e risonanza magnetica permettono invece di valutare le pareti dei dotti biliari per capire se sono più spesse o si è in presenza di calcoli. Se non trattata, questa patologia può dare atto a complicanze come l’ascesso epatico, la cirrosi biliare secondaria, l’insufficienza epatica e renale.

In caso di shock septico le conseguenze possono rivelarsi letali. Il trattamento della colangite infettiva consiste nel ricorso agli antibiotici a largo spettro, oltre alla rimozione fisica dei blocchi meccanici che ostruiscono i dotti che avvengono tramite la chirurgia laparoscopica o endoscopica.

Colangite: percorsi terapeutici

La scelta dell'antibiotico è sempre dipendente dal patogeno che ha scatenato l'infezione. La levofloxacina, appartenente alla classe dei chinoloni, è utile per trattare la colangite dipendente da una infezione da streptococco. Per il trattamento della colangite batteriche originate da altri batteri invece risultano utili i preparati che associano la penicillina a un anestetico, mentre quando si è davanti a una infezione da escherichia coli sono raccomandati i farmaci appartenenti alla classe dei flutochinoloni o l’azitromicina, un antibiotico macrolide.

Nel caso delle infezioni da salmonella è indicata la cefotaxima, mentre per il trattamento della colangite da pseudomonas aeruginosa si somministra gentamicina. In tutti i casi, la terapia deve essere accompagnata da una relativa prescrizione analgesica e antispastica ma anche di farmaci antinfiammatori in grado di far rilassare la muscolatura.

Fra questi vengono spesso prescritti meperidina e petidina, un oppioide indicato per tenere a bada il dolore, mentre la scopolamina butilbromuro è indicata per rilassare la muscolatura liscia. Se il dolore a carico delle vie biliari si manifesta particolarmente intenso da indurre nausea e vomito la somministrazione di farmaci antiemetici può alleviare il problema senza però essere in grado di curare le cause scatenanti, ma andando solo a stimolare la motilità intestinale, favorendo la peristalsi e la digestione.

Infine, per agire sulla sintomatologia legata ai cambi del colore della pelle che diventa spenta e giallognola (ittero) si sono somministrare farmaci a base di acido ursodesossicolico o ursodiolo che si rivelano particolarmente efficaci per la dissoluzione dei calcoli di colesterolo e cistifellea, specialmente se la sintomatologia correlata è quella dell’ittero. Anche l’acido chenodesossicolico, il più importante acido biliare prodotto dal fegato, viene utilizzato per aiutare lo scioglimento dei calcoli della cistifellea nelle manifestazioni di ittero e colangite.